In questa prima fase della stagione autunnale l’attività del vortice polare è stata più volte disturbata dal netto rallentamento della portata della “corrente a getto”, soprattutto in sede euro-atlantica, che ha messo in profonda crisi l’umido flusso zonale emisferico, favorendo l’avvento di diverse azioni di “forcing” troposferici. Tali dinamiche atmosferiche, in queste ultime settimane, hanno accompagnato lo sviluppo di robusti promontori anticiclonici, disposti lungo i meridiani, coadiuvati da profonde circolazioni cicloniche, alle medio-alte latitudini, che hanno pilotato estese saccature, colme di aria molto fredda a tutte le quote, in direzione della fascia temperata, dove si è sperimentato un periodo particolarmente avvettivo, con diverse avvezioni fredde e calde, tipiche durante il predominio degli scambi meridiani. Proprio nelle prossime ore, una profonda circolazione depressionaria, a cuore freddo, si andrà ad approfondire sull’alto mar di Norvegia, dove si formerà una vera e propria “polar low”, con un minimo barico al suolo pronto a scivolare al di sotto dei 965 hpa. Tale area ciclonica sub-polare verrà alimentata dall’affondo di un blocco di aria molto fredda, d’estrazione artico marittima, che dal mare della Groenlandia si muoverà fino all’Atlantico settentrionale, con l’isoterma di -10° a 850 hpa (circa 1400 metri) che abborderà le coste settentrionali dell’Islanda, mentre la -15° raggiungerà l’Atlantico settentrionale, determinando rovesci nevosi fino al piano.
L’iniezione di aria molto fredda sarà anche favorita dalla peculiare predisposizione barica, che vede un temporaneo rafforzamento del vortice canadese, il quale posizionerà il proprio perno principale, con un minimo barico al suolo sui 980 hpa, in pieno mar Glaciale Artico, nel tratto poco a nord delle isole dell’Artico canadese. Il vortice canadese sarà in grado di spingere questo blocco di aria molto fredda, per non dire gelida, in direzione delle Svalbard e l’alto mar di Norvegia, con l’attivazione di una forte ventilazione da NO e N-NO che andrà a rinvigorire la struttura ciclonica, in fase di formazione sull’alto mar di Norvegia. Già nel corso della mattinata di domani si avvierà il processo di ciclogenesi che dovrebbe concludersi con l’ingresso del blocco di aria fredda all’interno di essa (processo “baroclino”), allorquando si svilupperà una profonda area depressionaria, rappresentata da un minimo barico al suolo sui 965 hpa, che si collocherà poco a largo delle coste settentrionali norvegesi. Con l’approfondimento della circolazione depressionaria si verrà a creare un fitto “gradiente barico” che produrrà venti molto intensi, specie lungo il lato meridionale e occidentale del vortice ciclonico, dove si attiveranno delle vere e proprie tempeste da O-NO e NO, con raffiche fino a 120-130 km/h in mare aperto, che dal settore orientale del mare della Groenlandia si propagheranno molto rapidamente al mar di Norvegia, come venti molto forti, che piegheranno più da Ovest e O-SO.
Le forti burrasche, fra la mattinata e il pomeriggio di domani, raggiungeranno pure le coste centro-settentrionali della Norvegia, mascherandosi (a causa della curvatura ciclonica), come intense correnti da O-SO e SO sulla regione centrale dell’Helgeland, con raffiche capaci di raggiungere picchi di oltre gli 80-90 km/h all’uscita dei principali fiordi e un sensibile incremento del moto ondoso. Sulla costa settentrionale, nel tratto compreso fra Bodo e Tromso, visto il posizionamento del minimo barico nei bassi strati più ad ovest, i forti venti al suolo si orienteranno più da Sud e S-SO, per disporsi da SO solo nel corso della serata, con raffiche veramente all’interno dei principali fiordi del Finnmarks e nelle isole antistanti. In alcune località, si potranno raggiungere o superare nelle raffiche più forti i 100-110 km/h, visto che le correnti meridionali scivoleranno a gran velocità dai rilievi dell’entroterra, gettandosi con furibonde folate di caduta in direzione delle aree costiere e dei fiordi sottostanti, ove il flusso eolico acquisterà ulteriore velocità per l’effetto dell’incanalamento orografico. Le tempeste di vento che agiranno tra il mare della Groenlandia e il mar di Norvegia solleveranno anche imponenti ondate di “mare vivo”, in grado di raggiungere anche i 6-7 metri di altezza, che andranno a rompersi con grande impeto sulle alte scogliere e lungo la testa dei principali fiordi, che caratterizzano le coste centrali norvegesi.
Nella giornata di mercoledì, la profonda “polar low” si dovrebbe muovere verso le coste del Finnmarks, nell’estremo nord della Norvegia, per poi proseguire la propria corsa sul mare di Barents, con un profondo minimo barico che comunque dovrebbe risalire sopra i 970 hpa. Spostandosi verso il mare di Barents la profonda area ciclonica a cuore freddo piloterà intensi e freddi venti occidentali sulla Norvegia centro-settentrionale e sul nord della Svezia, accompagnando pure un intenso calo dei valori termici su tutta l’area scandinava settentrionale. Sulle coste norvegesi settentrionali, le fredde e sostenute correnti da Ovest e O-NO daranno luogo a nevicate e rovesci di neve diffusi che imbiancheranno molti fiordi e isole, specie nel Finnmarks. Ma delle nevicate, seppur più sporadiche, dal pomeriggio di mercoledì interessano diverse località della Lapponia svedese e finlandese, per lo sconfinamento di qualche nucleo precipitativo dai rilievi del Finnmarks. Nel frattempo, muovendosi progressivamente verso est, sopra il freddo mar di Barents, poco a nord della penisola Scandinava, la “polar low”, inevitabilmente, impatterà lungo il bordo più occidentale di un robusto nucleo anticiclonico termo-dinamico, che mantiene i propri massimi barici al suolo sulla Siberia centrale. Tale contrapposizione, sul bordo occidentale della gigantesca figura anticiclonica termo-dinamica, innescherà un forte “gradiente barico orizzontale” (folto addensamento di isobare ravvicinate fra loro) fra l’area degli Urali, il bassopiano della Siberia occidentale e il mar di Kara, che attiverà un intenso flusso di correnti meridionali che dalle steppe del Kazakistan risaliranno tutta la Siberia occidentale, fino alle penisole di Jamal, di Gyda e alle coste che si affacciano sul freddo mar di Kara, dove si registrerà un conseguente incremento dei valori termici a tutte le quote, con l’isoterma di +0° a 850 hpa fino al nord degli Urali.