L’idea di ”superare l’analisi statistica” e di studiare i terremoti ”come eventi interconnessi”, comprendendone ”i meccanismi di generazione, esattamente come e’ avvenuto in campo meteorologico” e’ stata presentata oggi dal professor Enzo Mantovani dell’Universita’ di Siena, a Potenza, dove e’ in corso di svolgimento il 31/o congresso del Gruppo nazionale di Geofisica della Terra solida. ”Il nostro studio – ha spiegato Mantovani – non riguarda la possibilita’ di prevedere un terremoto, ma la possibilita’ di ottenere informazioni su quali siano le zone sismiche italiane piu’ esposte alle prossime scosse forti”. In oltre 40 anni ”di osservazioni e ricerche”, Mantovani e il suo gruppo di studio hanno valutato ”la storia sismica e le concatenazioni di cause ed effetti all’interno di eventi sismici. Il rischio sismico – ha proseguito – e’ calcolato secondo dati statistici, ma sulla storia dei terremoti abbiamo certezze che non vanno oltre i 300-400 anni. Noi invece riteniamo che il terremoto sia un evento legato all’evoluzione di un sistema, proprio come succede con i meccanismi di circolazione atmosferica e la loro connessione con gli eventi atmosferici”. L’attenzione e’ rivolta al bacino del Mediterraneo ed in particolare all’area adriatica dei Balcani, ed alcune forti scosse (oltre la magnitudo 6), che – secondo lo studio dell’Ateneo senese – sono la causa di terremoti in Italia. Ad esempio, Mantovano ha citato il legame tra una scossa in Montenegro nel 1979 e quella del 23 novembre 1980 in Irpinia, tra Campania e Basilicata, tra quelli in sequenza fra il 1915 e il 1920 nella catena degli Appennini (Avezzano, Forlì e Garfagnana) e tra alcune scosse in Grecia, Albania e Turchia e in Calabria. ”In questi casi il sistema si frattura – ha ribadito – con una determinata distribuzione spaziale e successione temporale condizionate dalle forze tettoniche in atto e delle caratteristiche delle strutture sollecitate”. Ai cronisti che gli chiedevano ”previsioni” sui prossimi terremoti, Mantovano ha ribadito che ”questo studio non si pone l’obiettivo di dire quanto ci sara’ una scossa forte, ma quello di contribuire a prevenire i rischi in zone che potrebbero essere colpite da terremoti di magnitudo molto alta”.
Prevedere i terremoti? l’idea del prof. Mantovani: “bisogna studiarli come si fa con il meteo”
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