di Paolo Balocchi – Lo sciame sismico che da mesi sta interessando il Pollino, tra Basilicata e Calabria, trova una spiegazione geologica nella tettonica attiva della regione Calabro-Peloritana. Infatti tale regione è collocata in corrispondenza di un piano di subduzione della Placca Africana che scende sotto quella Europea, favorendo l’accumulo di energia tettonica, liberata successivamente attraverso la riattivazione di faglie sismogenetiche (in grado di generare terremoti).
L’evento sismico del 26 ottobre 2012 di Ml=5,0 del Pollino e la sequenza sismica precedente trovano una spiegazione geologica se si considera il contesto tettonico e la sua storia orogenetica. La Calabria e i Monti Peloritani nella Sicilia nord orientale fanno parte di quella regione tettonica chiamata arco Calabro-Peloritano collocato in corrispondenza di un piano di subduzione della placca Africana che scende al di sotto di quella Europea.
L’arco Calabro-Peloritano rappresenta un’area della catena appenninica che si trova in corrispondenza di una zona di subduzione della placca Africana la quale scende sotto quella Europea (fig. 1). L’area del fronte dell’arco Calabro-Peloritano (fig. 2 e 3) sul versante Ionico (Front Arc Basins e External Calabrian Ridge) è rappresentata da strutture tettoniche compressive con faglie inverse e di sovrascorrimento, mentre sul versante tirrenico (Back Arc Basin) è rappresentata da strutture tettoniche distensive con faglie normali. Anche l’area della catena Appenninica dell’arco Calabro-Peloritano (Non Volcanic Arc) è rappresentata da strutture compressive sul versante ionico e distensive sul versante tirrenico.
Il sisma del 26 ottobre 2012 di Ml=5,0 si può considerare come evento principale di una sequenza sismica incominciata da diverso tempo. Considerando la distribuzione degli eventi sismici dell’ultimo anno (fig. 4), si nota come l’area del Pollino è stata interessata da diversi terremoti di bassa magnitudo (inferiore a 4) e solo nel periodo successivo al giugno 2012 la sismicità dell’area è aumentata, sia come numero di eventi sismici, sia nella magnitudo. L’aumento viene incrementato ulteriormente nel numero e nella magnitudo a partire dal mese di luglio, con eventi di Ml compresa tra 3 e 4, fino al 26 ottobre 2012 con l’evento di Ml=5,0.
La distribuzione epicentrale evidenzia una concentrazione molto elevata dei sismi in corrispondenza della struttura sismogenetica di Rimendiello-Mormanno (fig. 5). Tale struttura è collocata all’interno di un’area distensiva della catena Appenninica. La distensione è evidenziata dal meccanismo focale dell’evento principale di Ml=5,0 del 26 ottobre 2012 (fig. 6), che rappresenta il meccanismo di rottura delle rocce litosferiche sottoposte alle forze tettoniche. Per la sequenza del Pollino, si evidenzia un meccanismo di rottura per faglia normale.
La sismicità dell’area del Pollino trova una spiegazione se si considera il contesto tettonico dell’arco Calabro-Peloritano e la relativa collisione tra le due placche, quella Africana a sud e quella Europea a nord. La subduzione della placca Africana sotto quella Europea instaura una differente forza tettonica a secondo dell’area considerata (fig. 2 e 3): la forza è compressiva sul versante ionico e distensiva sul versante tirrenico. La distensione nell’area di Back Arc (Calabria sul versante Tirrenico) ha portato alla formazione dell’arco vulcanico delle Eolie e ai vulcani sottomarini del Tirreno meridionale, dovuto alla risalita astenosferica (upwelling asthenospheric) seguita dalla successiva eruzione di magma dalle fratture. In corrispondenza della catena appenninica sempre sul versante Tirrenico, si hanno strutture distensive in grado di generare terremoti, come la struttura di Rimendiello-Mormanno, interpretabile come faglia sismogenetica distensiva che sottoposta a forze tettoniche si è riattivata generando la sequenza sismica del Pollino.
Riferimenti bibliografici
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