“L’Appennino e’ una catena montuosa frammentata e segmentata, non e’ un’unica faglia come puo’ essere il Giappone, e i movimenti di questa catena sono legati ai movimenti delle placche tettoniche nel bacino del Mediterraneo e della placca Adriatica. Quindi, gli eventi sismici di questa notte, avvenuti nel Forlivese, nella Sila e nel Pollino, hanno una radice comune perche’ legati alla stessa dinamica della terra, ma non si puo’ dire che l’uno abbia determinato l’altro“. Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega l’origine delle scosse di poche ore fa in Romagna e in Calabria. “Al Pollino, da due anni almeno, registriamo terremoti la cui massima intensita’ si e’ verificata il 26 ottobre scorso con una scossa di magnitudine 5. Il Forlivese e’ da sempre zona sismica e piccoli sciami si registrano ogni giorno, cosi’ come in Umbria, nelle Marche o in Abruzzo. E stanotte in quella parte di Romagna abbiamo avuto una sequenza sismica di piccoli terremoti, di cui tre a distanza di poche ore della stessa magnitudo (3.1)“. Ogni giorno, in tutta Italia, si verificano tra i 30 e i 50 piccoli terremoti “che la popolazione non avverte ma che i nostri strumenti registrano. Ieri pomeriggio – ricorda Amato a titolo di esempio – abbiamo registrato una scossa di magnitudo 3.3 a 330 km di profondita’ nel Tirreno meridionale, probabilmente legata alla placca Ionica che sta sotto l’arco calabro. Nessuno ha sentito niente ma i nostri strumenti si‘”.