Il tornado infatti ha origine dai temporali a supercella o comunque da temporali con forte convezione, rotazione del sistema, notevole gradiente igrometrico dell’aria, presenza di un forte jet stream ed un intenso wind shear, come accaduto ieri. Per classificare i tornado, si utilizza la famosa scala Fujita, la quale misura i danni causati da un tornado. La scala varia da zero a 6, dove zero rappresenta danni leggeri e 6 danni incalcolabili. La Puglia, specialmente nella sua parte meridionale, è esposta in estate a fenomeni atmosferici violenti legati all’insorgere di temporali a supercella. Questi si formano quasi sempre per la discesa di aria più fredda dai quadranti settentrionali. La massa di aria artica o continentale, nel suo incedere, richiama dal Golfo di Taranto aria marittima calda e molto umida. Le elevate temperature che si registrano spesso nell’area rendono il contrasto ancora più esplosivo. Inoltre l’orografia del territorio, quasi del tutto pianeggiante, inibisce il dissolvimento per attrito dei mesocicloni e degli eventuali tornado che si formano alla loro base.
Nell’ormai lontano 20 agosto 1976, un tremendo tornado F3 procurò danni ingentissimi nell’agro di Sava, attuale città jonico-salentina di quasi 17 mila abitanti. In quel frangente si ritiene che i venti prodotti dal tornado furono compresi tra i 250 Km/h e i 330 Km/h.
Tornado Taranto, i precedenti: la tromba marina del 26.10.2010 e il tornado di Sava del 20.08.1976
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