”La fine del mondo non la possiamo prefigurare. Sicuramente, questo mondo è fragile, lo vediamo continuamente, anche dal punto di vista fisico e biologico, ma questo non vuol dire che ci sarà una distruzione catastrofica. Da quello che possiamo cogliere nella Scrittura, sarà una trasformazione in un mondo corrispondente al desiderio che Dio ha messo dentro di noi”. Con un’intervista a mons. Giacomo Canobbio, docente di teologia sistematica alla Facolta’ teologica dell’Italia settentrionale, la Radio Vaticana interviene oggi sulla presunta ”fine del mondo” prevista, secondo alcuni interpreti del calendario Maya, per il prossimo 21 dicembre. ”Mi sembra che queste notizie, che stimolano la curiosita’ di molte persone – dice lo studioso -, non solo non abbiano alcun fondamento, ma esprimano una specie di desiderio delle persone di dominare il tempo, di controllarlo, perche’ si accorgono che e’ l’unica cosa che non si riesce in alcun modo a dominare”. Sottolineando, anche in base alla lettura evangelica, che ”e’ un’illusione quella di poter fissare un momento per la fine del mondo”, il teologo spiega che ”la fine del mondo va pensata, invece, come il compimento di tutta la realta’ che Dio stesso vuole realizzare; e’ il compimento proprio perche’ non e’ dato, non ci appartiene, lo aspettiamo nella fiducia che quello che Dio dispone per noi non sia distruzione, ma sia piena realizzazione del desiderio di vita che tutti noi portiamo dentro”.