I maya sono oggi un popolo discriminato, che in gran parte vive nella miseria suddiviso tra cinque Paesi, Messico, Guatemala, Belize, Honduras, El Salvador. I discendenti di quella che fu una grande civilta’, in campi quali per esempio la scienza, l’astronomia e l’arte, si preparano in queste ore ad accogliere ”il cambio del ciclo” del proprio calendario, non certo ‘el fin del mundo’. Lo rilevano esperti messicani, in coincidenza con l’imminente profezia sulla ‘fine del mondo’. Fu proprio lo sfruttamento dei quali sono stati storicamente vittime i discendenti dell’impero Maya a provocare nel 1994 – aggiungono gli esperti messicani – l’insurrezione dei guerriglieri dell’Ejercito Zapatista de Liberacion Nacional’ (Ezln), gruppo guidato dal ‘subcomandante Marcos’ che con gli anni si e’ di fatto disintegrato. In Messico ci sono oggi circa 800 mila maya, distribuiti in cinque Stati nel sudest del Paese, dove molti di loro vivono in abitazioni fatte con un materiale chiamato ‘adobe’ (fango e altri materiali). Coltivano mais, arance e allevano maiali. In molte di queste localita’ messicane, le guide religiose maya non sanno niente sulla ‘fine del mondo’ e aspettano la ricorrenza senza dare grande retta alla prevista ecatombe. La situazione dei Maya e’ sempre stata critica anche in Guatemala, dove sono stati oggetto di politiche di sterminio durante la guerra civile del Paese tra il 1960 a 1996, negli scontri dell’esercito con gruppi guerriglieri. Secondo dati Onu, durante il conflitto armato ci sono stati piu’ di 600 massacri. Molti indigeni guatemaltechi si sono quindi rifugiati nel sud del Messico. Durante il regime di Efrain R¡os Montt (1982-1983), i militari di ‘Guatemala City’ hanno per esempio bombardato interi villaggi.