In vista della ‘fine del mondo’ tutto e’ pronto in Guatemala e negli altri paesi (Messico, Belice, El Salvador, Honduras) del ‘pianeta Maya’: dai tanti riti religiosi, celebrazioni e concerti in tredici siti archeologici dell’area, al ‘business’ del turismo, seminari e appuntamenti gastronomici. In vista dell’imminente ’13 Baktun’, il cambiamento del calendario Maya che si celebra ogni 5.125 anni, in Guatemala gli sguardi sono rivolti verso l’area delle antiche rovine nell’area di Tikal – il ‘luogo delle voci’, nord del paese – uno dei principali scenari della data, cosi’ come altre localita’ dai nomi quali Uaxactun, Piedras Negras, Yaxha’, La Corona, Naranjo. Nel piccolo stato centroamericano, che concentra la maggior popolazione Maya dell’intera regione, una cinquantina di guide religiose del ‘Gran consiglio delle autorita’ ancestrali’ ha chiesto alle autorita’ di permettere l’ingresso nei luoghi considerati sacri. Ammonendo inoltre di evitare atti di razzismo o di discriminazione nei confronti dei popoli originari dell’area. Per capire se l’appello sara’ ascoltato bisognera’ attendere le prossime ore. Di certo, le autorita’ guatemalteche hanno in questi giorni lavorato intensamente su un altro fronte, e cioe’ quello del turismo: nel paese sono attesi ”almeno 200 mila visitatori, molti dei quali stranieri”, soprattutto statunitensi e sudamericani. Ormai da settimane sono d’altra parte scoppiate le polemiche sull’eccessiva ‘commercializzazione’ dell’evento, che – commenta per esempio Rigoberta Menchu’ ”ha una grande importanza spirituale e mistica. I Maya non hanno d’altra parte mai indicato – puntualizza la Nobel guatemalteca – la fine del mondo. Quel che si dice in giro e’ una cattiva interpretazione”. La ricorrenza segna infatti ”la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo Baktun, mentre la profezia della fine del mondo della quale si parla dappertutto non esiste”, ribadiscono le autorita’ locali.