Mentre ci prepariamo tra nonchalance, scongiuri e bunker alla fine o non fine del mondo, la trappola più grossa, per quanto riguarda la fatidica data, ce la siamo costruiti da soli. Non parlo di altre ipotesi che non si reggono sulla considerazione del calendario Maya, quale quella aliena, o biblica, naturalmente, anche se a questo punto è difficile dire se sarebbero sorte in assenza dell’humus adatto.
Basta una semplice ricerca per distruggere alla base per sempre qualsiasi obiezione che leghi i Maya (che riposino in pace peròdal 22 in poi!) alle previsioni di catastrofismo. A inizio anno è stato scoperto che i Maya erano arrivati nel computo del tempo a qualcosa com l’anno 9000.
Il vero mistero è come una cosa simile possa essere passata in secondo piano e invece si siano alimentate le voci riguardanti il calendario che aveva fine il 21 12 2012, che in realtà compare uan sola volta negli scritti Maya.
Come era successo con la storia del Millenium Bug, come con la profezia “Mille non più Mille” ci siamo fissati su un particolare, volendo a tutti i costi ignorare il resto. Una specie di bug mentale, di corto circuito in cui, certo, molti hanno giocato e guadagnato.
Ma anche di profondo interesse psicologico: basta una parola diffusa ossessivamente per creare il caos: si tratti di carbonchio, tsunami, kamikaze, pandemia…quante parole ci hanno spaventato negli ultimi 20 anni? Una paura veicolata da mezzi di comunicazione senza controllo, che hanno colpito più volte il nervo scoperto della nostra fragilità patologica.