Andando alla deriva, fra l’America settentrionale, l’Europa e l’Asia centro-settentrionale, i vari “lobi” del vortice polare, ormai frantumato in più tronconi dalla potente circolazione anticiclonica instaurata sopra il Polo Nord, tenderanno ad arrecare condizioni di intenso maltempo, con nevicate diffuse e un consistente calo termico nelle aree maggiormente interessate. I vari “lobi” secondari del vortice polare, scivolando verso le medie latitudini, vengono alimentati dal costante afflusso di masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, pilotate dal robusto anticiclone artico che si va a collocare, temporaneamente, al di sopra del mar Glaciale Artico, con massimi barici che spesso possono oltrepassare i 1040-1050 hpa. Prima di concludere bisogna sottolineare come senza la complicità delle due importanti figure anticicloniche oceaniche dell’emisfero boreale, l’alta pressione delle Aleutine sul nord Pacifico e quello delle Azzorre sull’Atlantico settentrionale, lo “Stratwarming” sopra l’Artico alle volte non basta per arrecare importanti ondate di gelo verso le basse latitudini. Difatti, una disposizione lungo i meridiani delle due importanti figure anticicloniche oceaniche, con grossi e robusti “blocking” che riescono ad arrestare il flusso delle “Westerlies” sull’intero emisfero (“2 wave pattern”), non fa altro che accrescere gli scambi meridiani, spianando la strada per la discesa di grandi blocchi di aria gelida polare, direttamente dalla Calotta dell’Artico, lungo i bordi orientali delle circolazioni anticicloniche. Queste sono le condizioni adatte anche per l’attivazione dei cosiddetti flussi retrogradi (o antizonali), che trasportando le masse d’aria molto gelide, di natura continentale (freddo “pellicolare” siberiano), dalle pianure Sarmatiche fino al cuore dell’Europa, tramite il gelido soffio del “Burian”.
Anomalo riscaldamento stratosferico sopra l’Artico: il fenomeno dello “Stratwarming” è sempre sinonimo di grandi ondate di gelo?
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