Nel 1990, all’epoca della prima previsione dell’Ipcc (l’organismo dell’Onu che studia i cambiamenti climatici), non c’erano i supercomputer di oggi, e gli studi sulla febbre del pianeta non erano molto diffusi, eppure le cifre calcolate dagli esperti sembrano essere giuste. Il controllo ‘a meta’ strada’ rispetto ai valori previsti per il 2030 e’ stato fatto dai ricercatori dell’universita’ britannica di Oxford, con uno studio pubblicato dalla rivista Nature Climate Change. Nel 1990 l’Intergovernmental Panel on Climate Change aveva pubblicato quella che e’ considerata la prima stima mai fatta da un consensus scientifico della temperatura media nel 2030, trovando un aumento compreso tra 0.7 e 1.5 gradi centigradi: “Ora che siamo a meta’ dell’intervallo temporale – scrivono gli autori – la predizione sembra accurata. Questo e’ particolarmente significativo perche’ all’epoca una serie importante di forze in gioco non erano state prese in considerazione. Evidentemente il riscaldamento indotto dai gas serra e’ preponderante rispetto agli altri fattori, che almeno su una scala temporale di 20 anni sono trascurabili”. Gli aumenti osservati, fanno notare gli esperti, sono piu’ vicini al limite inferiore previsto nel 1990, ma la notizia e’ comunque preoccupante. Se anche nel 2020 la temperatura dovesse aumentare di ‘solo’ 0.7 gradi rispetto al 1990, la prospettiva a fine secolo sarebbe comunque molto piu’ alta dei 2 gradi ipotizzati dagli esperti come il ‘punto di non ritorno’ sotto cui bisognerebbe assolutamente rimanere.