Con il ricompattamento del vortice polare e l’arrivo delle tiepide correnti atlantiche torna la neve sul catino Padana: gli effetti del cambio circolatorio

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Dopo la rasoiata artica che in questi giorni ha riportato la neve, fino a bassissima quota, sui rilievi del sud e lungo l’Adriatico, con le prime imbiancate di stagione, ora siamo dinnanzi un cambio circolatorio, indotto proprio dal ricompattamento (fisiologico) del vortice polare in sede artica. Dopo essersi sfogato per l’intera prima decade di Dicembre, a seguito delle azioni di “forcing” troposferiche sul Pacifico e Atlantico settentrionale (“2 wave pattern”, con 2 grandi onde risonanti in entrambi gli oceani), il vortice polare troposferico comincerà a ricompattarsi, soprattutto nel comparto canadese, dove ha più sofferto le ingerenze sub-tropicali in risalita dagli USA (ciò spiega perché molte aree del nord degli USA aspettano ancora le prime nevicate invernali, come ad esempio Chicago). Tale rafforzamento della struttura del vortice polare troposferico aprirà nuovamente la strada dell’umida e tiepida circolazione atlantica verso l’Europa centro-occidentale e il bacino del Mediterraneo, dove stanno per sopraggiungere masse d’aria ben più tiepide e umide che accompagneranno una graduale risalita termica nel corso del prossimo weekend.

I venti al suolo, già da domani, cominceranno a disporsi dai quadranti meridionali, con il ritorno dello scirocco e dell’ostro tra Tirreno, Ionio e Adriatico, mentre sui mari di ponente, attorno la Sardegna, la componente sarà più libecciale. Ma il primo effetto del cambio circolatorio vedrà una sensibile intensificazione dell’attività ciclonica fra le coste di Terranova e l’Atlantico settentrionale, dove sta per svilupparsi una profonda circolazione ciclonica extratropicale, che assumerà i connotati di una autentica “depressione-uragano”, con un minimo barico pronto a scendere sotto i 955 hpa, ma soprattutto un fittissimo “gradiente barico orizzontale” (notevoli differenze di pressione), che dalle coste del Canada orientale si estenderà fino alla Spagna, alla Francia e al Mediterraneo centrale, ove si attiverà un automatico richiamo di correnti più miti e umide dai quadranti meridionali. La sopracitata circolazione depressionaria, sull’Atlantico settentrionale, tenderà ad approfondirsi notevolmente in pieno oceano, grazie all’alimentazione fredda proveniente direttamente dal Plateau della Groenlandia, mentre più a sud, una forte ventilazione occidentale pulserà aria mite oceanica verso il bordo anteriore della struttura ciclonica, spingendo forti venti burrascosi, da O-SO e SO, in direzione delle coste settentrionali spagnole, Francia e Regno Unito.

L’interazione fra le differenti masse d’aria, quelle fredde di origini polari che scendono dalla Groenlandia e dal mar del Labrador con quelle molto più temperate dalle medie latitudini oceaniche, assieme alla ripresa di vigore del “getto polare” che esce dall’area canadese, inasprirà ulteriormente l’avvezione di vorticità positiva in pieno Atlantico, deponendo a favore dell’ulteriore approfondimento dell’area ciclonica, che diverrà una vera e propria “depressione-uragano”, in grado di influenzare l’andamento meteo-climatico su buona parte del vecchio continente, dipanando masse d’aria piuttosto miti e umide, d’estrazione oceanica fino all’Europa centrale e alla penisola italiana. L’aria molto fredda invece arretrerà verso levante, depositandosi lungo il comparto orientale europeo e sulle pianure Sarmatiche, ove persisterà un tempo decisamente invernale, con temperature negative e nevicate sparse di debole e moderata intensità. L’avvicinamento di questa profonda e vasta “depressione-uragano”, al comparto europeo, accompagnerà l’attivazione, sul Mediterraneo centro-occidentale, di un flusso di correnti umide e più temperate dai quadranti meridionali, con il ritorno dello scirocco e dell’ostro tra Tirreno, Ionio e Adriatico, mentre sui mari che circondano la Sardegna la ventilazione si disporrà più dal quadrante sud-occidentale.

La profonda "depressione-uragano" in Atlantico, minimo sui 955 hpa

I venti da S-SE, in risalita dall’entroterra algerino e della Libia occidentale, risaliranno l’Italia, raggiungendo le regioni settentrionali attraverso la via adriatica e quella tirrenica in quota (causa la presenza dei rilievi dell’Appennino Ligure e Tosco/Emiliano che costringono l’aria mite a scorrere in quota nella libera atmosfera). La ventilazione meridionale, difatti, dopo aver superato l’ostacolo orografico, sarà costretta a scorrere in quota, al di sopra del “cuscino di aria fredda” che in questi giorni si è depositato di fresco lungo il Catino Padano (basta vedere le numerose gelate registrate oggi). La resistenza del “cuscino freddo” (e pesante) negli strati prossimi al suolo, specie fra Emilia, Lombardia e Piemonte, farà in modo che le precipitazioni associate al richiamo umido meridionale in quota assumeranno carattere nevoso fino in pianura su gran parte delle regioni settentrionali. In particolare, nevicate di debole, a tratti moderata intensità, sono previste su buona parte della pianura piemontese, sulla Lombardia, come su ovest Emilia e alto Veneto, dove cadranno dei fiocchi in grado di lasciare degli accumuli al suolo, seppur di pochi cm. Sull’Emilia orientale, in Romagna e sul basso Veneto, come lungo la Riviera di Ponente ligure fra savonese e genovesato, invece, prevarranno delle piogge miste a neve che si trasformeranno rapidamente in pioggia per effetto del rapido riscaldamento degli strati atmosferici più bassi ad opera dei venti di scirocco che risalgono dal mar Adriatico.

Nel corso del pomeriggio si assisterà ad un ulteriore incremento dell’instabilità, per il passaggio di un “transiente” in quota sulle regioni settentrionali che renderà le nevicate persistenti fra Piemonte, Lombardia, Emilia occidentale (fino all’area di Bologna) e su parte dell’alto Veneto occidentale. Tanto che molte città, come Torino, Milano, ma anche Novara, Asti Alessandria, Cuneo, Piacenza, Parma, Lodi, Bergamo, Pavia, Cremona, Brescia, Varese, Como, s’imbiancheranno, con accumuli che a secondo dell’intensità delle precipitazioni potrebbero superare i 5-6 cm, con punte localmente superiori ai 10 cm tra Emilia occidentale e basso Piemonte. Il passaggio di questo “transiente”, con la formazione di un’ansa ciclonica in quota, porterà anche delle piogge e dei rovesci tra Sardegna, Liguria (ma con nevicate fino a quote collinari sulla Riviera di Ponente), Toscana, Lazio e ovest Sicilia, che diverranno via via sempre più diffusi. Mentre sulle coste giungono le piogge, inframmezzate pure da qualche rovescio, sui rilievi interni della Toscana sono attese nevicate, anche a sfogo di rovescio, inizialmente a partire dai 500-600 metri, dai 700-800 sui monti del Lazio, ma con quota neve in rapido aumento dalla serata, non appena l’aria mite sub-tropicale si sostituirà a quella più fredda depositata nei giorni scorsi.

Torino sarà la città che più di tutte s'imbiancherà

Da sottolineare pure, come fra la serata e la nottata successiva, a seguito del transito dell’ansa ciclonica in quota, sul medio-basso Tirreno si genererà una linea di convergenza (nei bassi strati), fra i venti di libeccio che sfondano dal Mediterraneo occidentale e quelli di scirocco in risalita dal basso Tirreno, che produrrà un’area di convenzione accentuata, pronta a sfornare “Clusters temporaleschi” che nella mattinata di venerdì si estenderanno alle coste di Lazio e Campania, apportando rovesci e temporali. Nel frattempo, sulle regioni settentrionali, le precipitazioni nevose cominceranno ad assumere carattere via via sempre più bagnato, per l’erosione del “cuscino freddo” ad opera della tiepida ventilazione meridionale in quota che contribuirà a far innalzare le zero termico. Solo sul basso Piemonte, come sull’Emilia occidentale, le precipitazioni continueranno ad assumere carattere nevoso, prima di una graduale cessazione dei fenomeni a partire dal Piemonte, tra il pomeriggio e la serata successiva. Accumuli nevosi consistenti sono attesi sui rilievi del basso Piemonte e su quelli emiliani, dove si potranno superare pure i 30-40 cm di neve fresca a quote collinari.

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