Le nevicate sulle coste liguri, soprattutto fra il settore occidentale del genovesato, l’imperiese e il savonese, non sono per nulla un fenomeno cosi occasionale, come erroneamente si può pensare. Grazie alla particolare conformazione orografica, alcune aree del territorio ligure risentono fortemente dell’influenza climatica della val Padana, con l’attivazione del famoso vento di “tramontana”. La “tramontana” è un vento rafficato e turbolento, caratteristico delle coste liguri occidentali e dell’area di Genova, soprattutto il settore più occidentale, dove alle spalle sono presenti i bassi valichi dell’Appennino Ligure. Nella maggior parte dei casi, ad ogni peggioramento che coinvolge la Liguria, la “tramontana”, con la sua classica provenienza da Nord o N-NE, si attiva accompagnando le varie fasi perturbate. In genere soffia veramente impetuosa, con raffiche che facilmente possono oltrepassare i 60-80 km/h. Questo perché accompagna il classico travaso di aria più fredda e pesante dal basso Piemonte verso le coste liguri. Difatti, i contrasti termici che si vengono ad instaurare fra il basso Piemonte, solitamente molto più freddo delle coste liguri, determina un notevole “gradiente termico orizzontale” che a sua volta va ad inasprire il “gradiente barico orizzontale” tra gli opposti versanti dell’Appennino Ligure.
Da tali divari termici e barici, fra basso Piemonte (dove in inverno preesistono nei bassi strati i cuscini freddi padani) e le coste ligure (molto più calde data la forte influenza marittima) si attivano le intense raffiche di tramontana sulle principali vallate della Riviera di Ponente, da Sestri Ponente fino all’imperiese, che in alcune aree possono divenire veramente molto forti, con picchi fino a 100-120 km/h nei pressi di Capo Mele. In pratica la tramontana ha il fine di “catapultare” l’aria più fredda e pesante, accumulata sul versante padano, verso il mar Ligure, dove invece prevalgono masse d’aria ben più calde e umide che fanno diminuire la pressione. Tale spostamento delle masse fredde padane avviene attraverso la “canalizzazione” del flusso dentro le principali valli dell’Appennino Ligure, dando cosi origine alle intense raffiche di tramontana che vanno a sferzare le coste della Riviera di Ponente, fra Genova ovest e Capo Mele. La “tramontana” si attiva soprattutto tra il tardo autunno, l’inverno e l’inizio della stagione primaverile, quando sul Catino Padano occidentale si isola il famoso “cuscino d’aria fredda” nei bassi strati, alle volte molto pesante, spesso e addensato fra le pianure dell’Emilia occidentale e il basso Piemonte, specie se i terreni sono stati innevati di fresco da una recente nevicata da (effetto Albedo).
La presenza di questo strato di aria molto fredda e pesante, nei bassi strati, in genere tende a esacerbare il “gradiente barico orizzontale” fra il basso Piemonte e le coste liguri, aprendo il “deflusso” dell’aria fredda padana verso le coste del ponente ligure e la città di Genova, tramite le valli e gli intagli naturali che si aprono dentro l’Appennino Ligure. L’avvento dell’aria fredda e pesante nei bassi strati, spesso in tracimazione dal cuneese, alessandrino e ovest piacentino, provoca un sensibile raffreddamento, oltre ad una intensa “divergenza” con il flusso delle correnti portanti in quota (i venti che spingono i corpi nuvolosi e i nuclei precipitativi) di chiara estrazione meridionale. L’attivazione del flusso della “tramontana scura”, dai valichi dell’Appennino Ligure, accompagna il calo della quota neve, mentre lo zero termico tende ad attestarsi fino al livello del mare, trasformando la pioggia in neve fin sui litorali. Come altri venti (per esempio la bora) la tramontana si può presentare sia “scura” che “chiara”, secondo le situazioni sinottiche che l’accompagnano e ne favoriscono l’attivazione. La prima tipologia è spesso associata a tempo umido e piovoso, con cieli chiusi e visibilità a tratti scarsa, per le precipitazioni. La “tramontana scura” si forma sempre in presenza di una ciclogenesi, più o meno profonda, che si va a localizzare sul Mediterraneo centrale.
Più specificamente il minimo barico si va a localizzare fra mar di Corsica, mar di Sardegna o medio-alto Tirreno, configurazione che sovente produce un sensibile addensamento di isobare fra la catena alpina occidentale e il golfo Ligure che viene poi ulteriormente inasprito dai notevoli divari termici che si vengono a creare fra il versante padano dell’Appennino Ligure e le coste affacciate all’omonimo bacino. In queste condizioni il vento può divenire burrascoso, uscendo con fortissime raffiche nella parte finale delle principali valli dell’imperiese, savonese e genovese. Non di rado, nelle raffiche più forti, si possono superare agevolmente i 100 km/h, in presenza di fitti “gradienti barici”. La “tramontana chiara” invece è accompagnata da clima più secco e freddo, con ottima visibilità e cieli per lo più sereni o poco nuvolosi. Tale variante invece accompagna l’ingresso di un promontorio anticiclonico sull’Europa centrale, le Alpi e l’Italia settentrionale. Il flusso che ne deriva è attivato dal modesto “gradiente barico” che accompagna l’avanzata del bordo più orientale o sud-orientale della struttura anticiclonica. A ciò poi si sommano pure le condizioni locali, che vedono un quasi perenne squilibrio termico e barico fra basso Piemonte e golfo di Genova, con l’Appennino Ligure che funge da spartiacque.
Ma la “tramontana” è anche il vento che porta le spettacolari nevicate sulle coste liguri e sulle città di Imperia, Savona e Genova per le dinamiche appena descritte. La neve sulla città di Genova non è per niente rara. Tutt’altro semmai. Soprattutto durante il periodo invernale, fra i mesi di Dicembre e Marzo, quando sopra le pianure dell’Emilia e del Piemonte, a seguito di una precedente avvezione fredda continentale da NE, si isola un ampio “cuscinetto di aria gelida” a livello del suolo. Quando sul golfo di Genova nasce la famosa “Genova low”, la depressione orografica sottovento all’Appennino Ligure, l’aria molto fredda, se non gelida, presente sul basso Piemonte e sull’Emilia occidentale tende a tracimare verso i bassi valichi appenninici in direzione della costa ligure. La ciclogenesi cosi creata sul golfo di Genova tende, quasi sempre, a muoversi verso sud/sud-est, sia per l’effetto sbarramento orografico prodotto dall’Appennino ligure e dalle Alpi Apuane, che si ergono vicine alla costa tirrenica, sia per la curvatura ciclonica in quota che promuove uno spostamento più verso sud che una traslazione verso est. Con lo spostamento verso sud-sud/est accade che sulle coste liguri, in particolare lungo la Riviera di Ponente e sulla città di Genova, le correnti nei bassi strati si cominciano a disporre da N-NE o Nord, con l’avvento di sostenute raffiche di caduta dalle vallate appenniniche che accompagnano la tracimazione delle masse d’aria fredde padane, accumulate fra il cuneese, l’alessandrino e il piacentino, verso la costa ligure e il golfo di Genova.
Il tutto mentre in quota (500 hpa), prevale un flusso portante da S-SO e SO, mite e molto umido, visto il posizionamento più occidentale del nocciolo depressionario nella media troposfera rispetto al minimo barico al suolo, che scorre al di sopra dell’aria molto fredda, nei bassi strati, che travasa dalla pianura Padana. I contrasti termici che si vengono a determinare producono una fitta nuvolosità, che risale da SO o S-SO, la quale da luogo a persistenti precipitazioni, che con l’ingresso dell’aria fredda nei bassi strati da N-NE, assumono prevalente carattere nevoso fin dalle quote collinari, fra savonese e la periferia occidentale di Genova. Ma quando dal cuneese, alessandrino e piacentino sfonda aria piuttosto gelida (che per più giorni è rimasta semi-stazionaria sopra i terreni innevati del basso Piemonte e ovest Emilia), le nevicate possono raggiungere persino le coste, imbiancando le città di Genova e Savona, regalando degli scenari davvero suggestivi. I fenomeni nevosi , in questo caso, interessano le aree del savonese e la città di Genova, visto che alle loro spalle sono presenti dei bassi valichi appenninici (dietro Genova c’è il Passo dei Giovi) che permettono all’aria fredda accumulata sul cuneese e alessandrino di “canalizzarsi” verso le aree costiere sottostanti.
Cosa che non accade sulla Riviera di Levante, dove i valichi appenninici sono molto più alti, impedendo cosi il “deflusso” delle sacche di aria fredda padana verso le zone costiere. In più, la presenza di rilievi molto più elevati, inibisce lo sfondamento freddo, per lo sviluppo di una maggior componente favonica che surriscalda notevolmente la massa d’aria, ancor prima che raggiunga la fascia costiera dello spezzino. Ciò spiega perchè molte volte, quando su Genova e Savona la neve imbianca le aree costiere, sulla parte ad est del capoluogo ligure (da Genova Nervi in poi) e sullo spezzino la quota neve non scende quasi mai sotto i 700-600 metri sui colli del vicino retroterra. Salvo che in rare eccezioni. Questo è dovuto al fatto che il settore orientale dell’Appennino Ligure e l’Appennino Tosco/Emiliano presentano dei rilievi con un altimetria che supera, in modo anche abbondante, i 1000-1200 metri, tanto da ergere un muro invalicabile per la tracimazione dei “cuscinetti di aria fredda” presenti sul piacentino e nelle pianure del parmense. Da qui si fa maggiore pure l’effetto di “compressione adiabatica”, tanto che la massa d’aria in discesa sul versante sottovento arriva ormai secca lungo il litorale, perdendo gran parte dell’originario contenuto di umidità che ha già scaricato sull’altro versante sotto forma di precipitazioni nevose. Per questo, molto spesso, mentre le città di Savona e di Genova s’imbiancano, dopo l’attivazione della “tramontana scura”, procedendo più verso est, sulla Riviera di Levante e lo spezzino la quota neve si attesta a quote ben più elevate, anche sopra i 600 metri, con tanta pioggia lungo le coste.