Il primo pianeta extrasolare orbitante intorno ad una stella simile al Sole, fu scoperto dagli astronomi nel 1995. Da quel momento, oltre il nostro Sistema Solare, ne sono stati individuati oltre 800, e molti altri attendono conferma della scoperta. La stragrande maggioranza è stata scoperta dal telescopio Keplero della NASA, che dal Marzo del 2009 ne ha segnalati potenzialmente 2300. Tra questi, solo 100 o giù di li sono stati confermati sino ad oggi, ma gli scienziati stimano che almeno l’80% di essi saranno aggiunti alla lunga lista. Nel tempo, le strumentazioni sempre più sofisticate, stanno permettendo di individuarne di più piccoli e più distanti lungo la loro orbita, scoprendo caratteristiche simili a quelle presenti sul nostro pianeta. Gli astronomi credono che il 2013 sarà l’anno di una svolta in questa ricerca, ipotizzando la scoperta di un pianeta molto simile alla Terra. Una scoperta epica, che causerebbe una riconsiderazione del posto e del valore che occupiamo nell’universo. Negli ultimi anni un certo numero di pianeti extrasolari ha condiviso qualche fattore con il nostro pianeta, come le dimensioni o la temperatura superficiale. Ma non si è mai riusciti ad andare oltre.
Lo scorso mese di Dicembre, il telescopio Keplero ha trovato un pianeta 2,4 volte più grande della Terra nella cosiddetta fascia abitabile, l’area attorno alla stella dove potrebbe trovarsi acqua allo stato liquido e quindi la vita come noi la conosciamo. Di pianeti potenzialmente abitabili se ne conoscono attualmente nove, ma nessuno di questi è un vero gemello della Terra. Da una stima grossolana, emerge che potrebbero esistere 200 miliardi di stelle con almeno 50 miliardi di pianeti, se non oltre; supponendo che almeno uno su diecimila sia simile alla Terra, ci sarebbero almeno 5 milioni di pianeti gemelli del nostro. Considerando la giusta distanza dalla propria stella, ne restano migliaia pper poter ipotizzare la vita. La conferma di un pianeta gemello, o ancor di più, la consapevolezza di vita su altri mondi, potrebbe avere un profondo effetto per l‘umanità, che dovrà assimilare un passo gigante per la nostra specie. L’invio di sonde robotiche verso le stelle più vicine costituirà la più grande avventura che l’homo sapiens abbia mai tentato, e per far questo occorrerà la collaborazione e il contributo di tutte le potenze mondiali. Ma questo, probabilmente, non avverrà che tra qualche decina di anni, quando saremo pronti per una collaborazione mondiale.