Quando si parla di nevicate al Nord spesso si fa riferimento alla presenza di un cuscino freddo. Non tutti sanno cosa sia, e spesso si danno le cose un pò troppo per scontate.
Vediamo dunque insieme cosa è, e come in meteorologia ogni occasione sia buona per sfatare dei “miti”. Infatti è opinione comune che in montagna la temperatura sia sempre più fredda che al suolo. Cosa spesso falsa, specie in inverno. In un primo momento, quando aria fredda giunge sul nostro Paese, i primi luoghi a risentirne sono ovviamente i luoghi posti in alto. L’aria fredda però è più densa, e col passare dei giorni, dopo la cessazione dei venti, si deposita nei bassi strati. Questo viene chiamato cuscino freddo, ed è davvero difficile da spostare! Immaginate infatti la conformazione della Val Padana: essa è ben custodita, per modo di dire, da imponenti e continue catene montuose, dall’estremo Nord-Est, attraverso la catena delle Alpi, per poi giungere alla Liguria e diventare poi Appennino, che segue con andamento da NW a SE la stessa pianura, fino alla Romagna. Quando l’aria calda e umida collegata o meno a una perturbazione arriva, non può scalzare subito questa aria fredda, ed è ovvio che si scalderà prima una zona elevata di una posta al piano.
La prima conseguenza sarà la condensazione: esattamente come si condensa sul vetro della cucina il vapore mentre cuciniamo e fuori fa freddo!
La stessa stratificazione d’aria, in assenza di altre masse di contrasto in arrivo, si mostra in tutta la sua potenza: è sufficiente un cavalcavia (avete capito bene!) per far segnare un aumento anche di un paio di gradi…figuriamoci cosa accade sulle prime colline!
Ovviamente, e qui casca l’asino, è tutta la colonna d’aria che deve essere abbastanza fredda per le nevicate. Altrimenti, una volta che la neve, scendendo, si scioglie, non può più certo ri-trasformarsi in neve, ma casomai nel terribile fenomeno del vetrone (acqua che gela), in ghiaccio o, in alcuni casi, in graupeln (palline gelate).
Se riguardiamo un attimo la conformazione della Pianura notiamo come mai alcune aree sono molto più avvantaggiate per le nevicate rispetto ad altre: sono quelle più distanti da quella apertura naturale che è il Mare Adriatico, in particolare lo è il Piemonte nell’area di Cuneo, Asti, Alessandria, l’Oltrepò Pavese e il piacentino. A Nord del Po le cose cambiano, anche repentinamente, anche a causa della presenza di grandi aree industriali con imponenti isole di calore. L’effetto cuscino si affievolisce poi generalmente dall’Est Lombardia verso Levante, mentre a Ovest può perdurare per settimane.
E’ da notare che benché il termine di cuscino freddo si usi per la Pianura Padana, è applicabile a qualunque situazione naturale favorisca la stratificazione di aria, anche vallate molto piccole a volte presentano effetti straordinari, specie quando sono poco soleggiate: pensiamo alla gelida valle di Livigno, che fa segnare temperature sbalorditive!
Per fare un esempio della forza del cuscino ricordo una nevicata su Voghera, pianura a Sud del Po, nel pavese, dove tipicamente nevica mentre nel vicino capoluogo piove. In caso di venti sciroccali ne fanno le spese innanzitutto i versanti appenninici marittimi: alla pioggia segnalata a 1800 metri solo 50 Km più a Sud circa (Monte Lesima) corrispondeva una intensissima nevicata al piano. Tutto grazie al cuscino, alla sua altezza (anche questa varia) e alla intensità delle precipitazioni che possono trascinare aria fredda in basso tanto da colmare il “gap” di aria altrimenti troppo calda, evitando la trasformazione della neve in pioggia, prima di ritrovare aria nuovamente più fredda dovuta al cuscino tanto amato dagli appassionati della neve. Beninteso, la difficoltà nella circolazione dell’aria è causa anche delle nebbie estese, che contano molti meno appassionati. La foto è esplicativa di entrambi i fenomeni, tramite i contorni ben delineati di cui si parlava.