In effetti spesso si attende che la temperatura scenda ancora di qualche decimo e sembra impossibile che il “miracolo” della neve non accada. In fondo solo il giorno prima nevicava asciutto con +2°C!
Quello che succede in questi casi non ha una spiegazione al suolo, bensì in quota. E anche se ci hanno riempito la testa con la nozione che in montagna è più freddo che al piano, questo spesso non è vero. Non lo è soprattutto in inverno, perché l’aria fredda è più pesante e si infila nei fondovalle e nelle pianure. Lì resta come uno strato quasi impermeabile, e l’aria calda che nel frattempo arriva, come nel caso di oggi, non può far altro che passarle sopra. E così noi possiamo capire se sarà neve o pioggia o guardando le temperature attraverso i sondaggi dei palloni lanciati regolarmente dagli aeroporti, o leggendo i valori dei tanti termometri delle stazioni meteo dislocate alle varie quote. Per fare un esempio, con la seconda perturbazione, giunta nella serata di venerdì, la temperatura al Monte Penice, 1400 metri fra Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia, segnava quasi un grado positivo. E’ a quella quota che si è rotto l’incantesimo, a quella quota la neve si è sciolta e non potevano certamente riformarsi i fiocchi una volta sciolti, al massimo poteva cadere pioggia felata o piogga che gelava poi al suolo, formando la pericolosa lastra chiamata vetrone o gelicidio.
Insomma, le cose sono più complicate di quello che sembrano, e se questa volta è andata male, pensate a quelle volte in cui con 4 gradi nevicava, tanto per consolazione…