Nebbia e inversioni termiche: in pianura Padana sono giorni di super-smog, aria più inquinata a causa delle condizioni meteo

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La pianura Padana da ormai due settimane sta vivendo un clima tipicamente invernale e monotono, con temperature fredde, sempre sottozero nelle ore notturne e sempre a una cifra nelle ore diurne, con massime comprese tra +3 e +7°C, e con nebbie e foschie che rendono molto limitata la visibilità. I venti sono completamente assenti e queste condizioni meteo sono quelle peggiori per la persistenza di smog e inquinamento, un fenomeno molto grave per il nord Italia alla luce degli ultimi dati sulla salute che confermano quanto sia drammatico il problema dello smog in pianura Padana, dove – secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente di Copenaghen, “Air quality in Europe 2011? – si vive tre anni in meno a causa proprio delle polveri sottili, con un aumento delle morti premature per malattie o eventi legati direttamente alla presenza massiccia dello smog. Infarti, crisi respiratorie, tumori e anche l’ipertensione, come dimostra uno studio tedesco, pubblicato sull’Environmental Health Perspective che ha correlato l’aumento delle polveri sottili alla malattia, parlando anche di infiltrazione di mercurio nel sangue tramite i polmoni nelle persone che vivono vicino a strade trafficate.

IL CIELO E’ SEMPRE MENO BLU PER COLPA DELLO SMOG – Il cielo globale e’ minacciato da un pericolo a ’tinte fosche’ che si chiama smog. Negli ultimi 30 anni infatti, l’inquinamento atmosferico, ovvero l’insieme di fuliggine, polveri sottili, anidride solforosa (insieme di corpuscoli che aleggiano nell’atmosfera sotto forma di aerosol), ha oscurato il cielo mondiale, rendendolo meno trasparente e riducendone, quindi, la visibilita’. Unica eccezione e’ il ’’tetto celeste’’ dell’Europa che sembra anzi avere aumentato la propria brillantezza dagli anni ’80. E’ quanto dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Science da geografi e climatologi dell’Universita’ del Maryland diretti da Kaicun Wang. Lo studio si basa su dati raccolti da 3250 stazioni meteorologiche sparse in tutto il mondo. I dati, forniti dal National Climatic Data Center (NCDC), sono sia misure di visibilita’ del cielo, sia di concentrazione di aerosol, relative all’arco di tempo 1973-2007. Usando questa vasta mole di dati i ricercatori hanno creato un database unico nel suo genere che permettera’ di capire in modo organico il rapporto tra inquinamento e cambiamenti climatici e che mostra chiaramente come all’aumento delle concentrazioni di aerosol nell’atmosfera e’ seguita una diminuzione della visibilita’, ovvero della trasparenza del cielo. L’aerosol non e’ altro che la sospensione di particelle microscopiche liquide (nebbia) o solide (fumo) nell’atmosfera composto anche dal biossido di zolfo, uno dei principali inquinanti atmosferici a base di zolfo. La sua formazione dipende dall’uso di combustibili fossili (carbone, derivati del petrolio) e biomasse. L’aerosol puo’ essere pericoloso per la salute umana ma anche per l’ambiente perche’ riduce la radiazione solare che arriva sulla terra assorbendola e quindi, di fatto, contribuisce al riscaldamento dell’atmosfera. Inoltre l’aerosol e’ responsabile di cambiamenti nella formazione delle nubi e quindi delle precipitazioni. A differenza di anidride carbonica e altri gas serra che sono trasparenti e quindi non bloccano la luce solare, l’aerosol invece fa da ’filtro’ finendo per ridurre la radiazione che passa e quindi incupendo la luminosita’ del cielo. Usando i dati inseriti nel database i ricercatori hanno mostrato che la visibilita’ del cielo sopra la superficie terrestre e’ diminuita progressivamente e laddove l’aerosol e’ maggiormente aumentato, maggiore e’ stato l’oscuramento del cielo, cioe’ la riduzione di visibilita’. Unica eccezione a questo ’oscuramento globale’, e’ il cielo europeo, che invece appare oggi piu’ brillante e cio’ fa il paio col fatto che in Europa, a differenza del resto del mondo, le concentrazioni di aerosol sono andate diminuendo dagli anni ’80. Si noti infine, hanno concluso gli esperti, che la loro scoperta di un aumento progressivo dell’aerosol nelle ultime decadi, rispecchia anche l’aumento degli inquinanti a base di zolfo, cosa che confuta i dati dell’Intergovernmental Panel Climate Change secondo cui le emissioni globali di aerosol da zolfo sarebbero invece diminuite tra 1980 e 2000.

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