di Saverio Spinelli – Continua il nostro Viaggio nel mondo delle onde elettromagnetiche: oggi scopriamo cosa sono le macchie solari.
Prima di tutto vediamo di scoprire cosa sono le macchie solari.
Queste sono delle regioni della superficie del sole aventi una temperatura di circa 2000 gradi inferiore a quella tipica della fotosfera, che è di circa 6.000 °K e sono caratterizzate da una intensa attività elettromagnetica.
L’attività solare, cioè la radiazione elettromagnetica prodotta dal sole, oltre che ad altri parametri come il flusso solare (radiazione alla frequenza di 10.7 GHz), risulta essere direttamente proporzionale alla quantità delle macchie stesse.
Il termine macchie, coniato già ai tempi delle prime osservazioni telescopiche, si giustifica dal fatto che esse, in conseguenza della loro “bassa” temperatura, presentano una luminosità inferiore rispetto a quella tipica solare e quindi appaiono come regioni a colorazione più scura (il colore delle stelle, come si è visto in precedenza dipende dalla loro temperatura superficiale).
Le macchie solari sono fenomeni non stabili nel tempo, sia come forma, sia come diposizione, sia in termini numerici.
E questi parametri possono variare anche a distanza di poche ore, ma il numero medio di esse osserva un andamento ciclico pseudo sinusoidale con periodo di circa 11 anni.
Questo fenomeno fu individuato secoli fa e da allora è stato costantemente osservato e catalogato, evidenziando inoltre come i valore numerici dei minimi e dei massimi possano variare in modo consistente tra un ciclo ed un altro: tanto per capire, vi sono stati cicli con valori massimi di appena 50 macchie ed altri con un numero massimo di 200 o anche 250 macchie.
Il grafico che segue indica l’andamento numerico delle macchie solari a partire dal 17° secolo, cioè da quando si iniziò ad osservarle (c’è da dire che, a causa degli inadeguati metodi di osservazione dell’epoca, si ritiene oggi che i dati relativi ai primi due secoli siano stati probabilmente sottostimati).
Orbene, con le prime comunicazioni radio ad onde corte si scoprì come la propagazione dei segnali radio a lunga distanza dipendesse in modo evidente, oltre che dalla frequenza usata, dalla potenza impiegata e dai sistemi di antenna utilizzati, anche dalla stagione e dal fatto se il percorso dell’onda avveniva in zone illuminate o meno dalla luce solare.
Si capì dopo che la propagazione a lunga distanza delle onde corte si rendeva possibile grazie a riflessioni nella ionosfera.
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