Secondo un bollettino emesso il 28 dicembre 2012, tre esplosioni sono state registrate presso il vulcano Pacaya, in Guatemala, dove la cenere è stata osservata fino a 3 chilometri sopra il livello del mare. Secondo gli esperti, l’attività di tipo stromboliano proseguirà nei prossimi giorni o settimane, causando altre esplosioni nel cratere principale e possibili colate laviche. Si tratta della normale routine del vulcano, ormai attivo dal 1965 dopo un secolo di quiescenza. Questo tipo di vulcano è caratterizzato da esplosioni regolari e costanti, flussi lavici ed emissioni di gas quasi all’ordine del giorno. Il Coordinatore Nazionale per la Riduzione dei Disastri, tuttavia, ha consigliato alla popolazione di mantenersi costantemente aggiornata attraverso i comunicati e le conseguenti indicazioni delle autorità locali. I residenti devono inoltre evitare di diffondere voci non veritiere, evitare di mettere la propria vita a rischio e segnalare eventuali incidenti. Il vulcano fa parte dell’arco vulcanico dell’America centrale, una catena di vulcani che si estende da nord-ovest a sud-est lungo la costa del Pacifico dell’America centrale, formato dalla subduzione della Placca di Cocos (una placca tettonica della litosfera localizzata nella regione orientale dell’Oceano Pacifico), sotto la placca caraibica. Si tratta di uno dei vulcani più attivi del Guatemala e si trova a 30 chilometri a sud ovest di Città del Guatemala, la capitale della nazione. E’ stata la fonte di almeno nove esplosioni di grandi dimensioni nel corso degli ultimi 300.000 anni, ed è la fonte più attiva di tutta l’America centrale degli ultimi 500 anni. Ha eruttato almeno 23 volte dopo la conquista spagnola, dai vari crateri che si sono aperti negli ultimi 23 mila anni. Circa 1.100 anni fa, l’edificio del vulcano crollò, causando una enorme frana. La presenza di una camera magmatica a basse profondità sotto Pacaya significa che la distorsione del cono che porta all’instabilità superficiale resta un potenziale pericolo per le zone circostanti.