Misurato lo “smog di San Silvestro”: con i botti di Capodanno è boom di rame, zolfo, piombo e alluminio

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E’ un cielo chimico quello di Capodanno. Si respira rame, zolfo, piombo, alluminio. E i livelli di polveri sottili si impennano, ogni anno. Sono i botti a rendere l’atmosfera ‘esplosiva’. Non solo minaccia per mani e occhi di chi li accende, e per animali domestici e selvatici, ma anche veicolo di smog (e annessi rischi per la salute di cuore, bronchi e polmoni). In una notte in cui la gente si riversa in strada a far festa. Nel giro di poche ore, a ridosso della mezzanotte a cavallo fra il vecchio e il nuovo anno, si sprigiona una quantita’ tale di fumi da rimanere impressi nei grafici delle centraline che monitorano la qualita’ dell’aria. Il picco si e’ registrato anche quest’anno, fra la mezzanotte del 31 dicembre e l’alba dell’1 gennaio. Lo smog di San Silvestro e’ stato fotografato per esempio dalle centraline di Arpa Lombardia, una rete di 151 stazioni distribuite in punti strategici su tutto il territorio regionale. “L’andamento dei valori orari di Pm10 registrato tra il 31 dicembre e il 1 gennaio – spiega all’Adnkronos Salute l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – evidenziano ogni anno un incremento delle concentrazioni di particolato in aria durante le ore notturne, con un picco dalla mezzanotte alle primissime ore del mattino. Anche quest’anno le concentrazioni di Pm10 registrate in quelle ore sono risultate superiori a quelle rilevate nelle ore immediatamente precedenti e successive, con picchi orari in un caso anche superiori ai 500 microgrammi per metro cubo (la soglia limite per legge e’ 50 microgrammi per metro cubo)”.  Al di la’ del valore numerico in se’ – che puo’ essere condizionato da diverse variabili, fra cui anche le condizioni meteo – la ragione di tali incrementi, spiega l’Arpa, e’ individuabile nei botti di Capodanno, “i quali apportano un consistente, per quanto temporaneo, contributo alle concentrazioni di Pm10. Questo e’ dovuto in particolare al tipo di combustione incontrollata e sicuramente non ottimale. Il contributo alle concentrazioni di Pm10 di tale sorgente, per quanto elevato in quelle ore, e’ pero’ destinato a ridursi significativamente via via nel tempo, fino a non essere piu’ distinguibile dal fondo nei giorni successivi alla prima giornata dell’anno”. Il picco di Pm10 e’ confermato anche dal confronto fra i diversi anni. Prendendo i dati di una delle centraline di Milano, quella di Arese per esempio, i grafici del 2012-2013, del 2011-2012 e del 2010-2011 mostrano lo stesso andamento: i livelli di Pm10 cominciano a salire dalle 23 del 31 dicembre, raggiungono un picco intorno all’una del mattino, per poi scendere gradualmente nella mattinata dell’1 gennaio. Lo stesso fenomeno si osserva in tutte le centraline di Milano, ma anche nelle altre province lombarde. L’Agenzia lombarda mostra pure i dati di un altro capoluogo del bacino padano, Torino, che segnalano lo stesso andamento. Quasi ovunque i livelli raggiunti nella notte di San Silvestro superano di gran lunga la soglia limite fissata dalla legge.

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