Lo scorso mese di Agosto ci occupammo di un vasto crollo avvenuto in un’area paludosa della Lousiana ad una cinquantina di chilometri dalla capitale Baton Rouge, che determinò l’apertura di una grande dolina. Le cause dell’ampia voragine furono pressochè sconosciute, ma nei giorni successivi vennero rilevati alti livelli di elementi radioattivi. Nel mese di Ottobre furono divulgate nuove stime dell’ampiezza della voragine, pari ad oltre 8,5 ettari, mentre le analisi dei campioni di aria prelevati dal Dipartimento di Qualità Ambientale della Louisiana, dimostrarono che le concentrazioni di sostanze chimiche nell’aria, tra cui composti volatili come il benzene, il toluene, l’etilbenzene e lo xilene, erano inferiori alle medie standard. Tuttavia, vennero rilevati effetti negativi sulla salute dei residenti. Sempre nel mese di Ottobre si diede il via alle operazioni di rimozione del butano liquido rinvenuto in un pozzo nei pressi del luogo di crollo, al fine di prevenirne la rottura e il potenziale rischio di esplosione. La società Texas Brine ha recentemente riferito che negli ultimi 30 giorni sono circa 190 i barili di idrocarburi liquidi rimossi dall’area, bruciandone una piccola quantità in sicurezza. Ora, le forti piogge avvenute sul territorio hanno prodotto nuovi crolli, con interessamento di alberi e arbusti posti sul lato est della dolina. In molte aree paludose interessate dal crollo, dopo diversi giorni di maggiore attività sismica, si continuano a notare delle bolle risalire sino in superficie, che non sembrano però essere accompagnate da idrocarburi liquidi.
Attualmente sono ben 34 i siti in cui l’acqua continua a bollire e tra queste le sinkhole Corne Bayou e Grand Bayou. Alcune di queste bollivano prima del verificarsi dei crolli, altre sono state scoperte soltanto successivamente. Intanto è stata scoperta una crepa superficiale lungo il bordo meridionale della sinkhole e al centro della stessa si nota una quantità considerevole di detriti. Nei prossimi giorni i funzionari perforeranno il sottosuolo sino a 1000 metri di profondità, tra le varie speculazioni che circolano in rete. L’ebollizione dell’acqua ha portato a credere che l’area segni il limite di una zona di subsidenza sospetta intorno al bordo esterno della dolina, tanto che i funzionari avrebbero cambiato l’area di perforazione per rendere segreta l’attività. In realtà le fonti ufficiali smentiscono questa possibilità anche se ammettono che nuovi scavi potrebbero causare una maggiore destabilizzazione ad un’area già pericolosa e instabile. La società ha pianificato un nuovo sistema di monitoraggio sismico per determinare le caratteristiche di movimento verticale e laterale attraverso l’acquisizione di onde sonore che si propagano nel terreno, ad una profondità di circa 400 metri. Questo sarà possibile attraverso apparecchiature sofisticate messe a disposizione, tra cui vari geofoni. Continueremo a seguire l’evolversi della situazione.