”I Campi Flegrei? Li stiamo studiando attraverso una caldera che si trova in Papua Nuova Guinea. E’ molto simile e ha eruttato nel 1994 quindi abbiamo informazioni dettagliate e recenti da analizzare”. Lo afferma Christopher Kilburn, professore allo University College di Londra. L’esperto vulcanologo e’ convinto che nei prossimi anni la scienza migliorera’ sempre di piu’ nella previsione delle eruzioni: ”I vulcani non sono tutti uguali e quindi non si possono fare delle previsioni generali, ma stiamo migliorando i nostri modelli per prevedere almeno di qualche giorno l’eruzione e poi speriamo di poter allungare questo tempo di previsione. E’ chiaro che piu’ lungo e’ l’intervallo per la previsione piu’ c’e’ incertezza e quindi aumenta la possibilita’ di un falso allarme, ma qualche volta e’ meglio un allarme falso che un allarme mancato”. ”Attualmente – prosegue Kilburn – lavoriamo sui vulcani che sono stati tranquilli per decadi o secoli come il Vesuvio e i Campi Flegrei. In questi casi perche’ ci sia un’eruzione serve che si ricostituisca il collegamento tra il magma nel sottosuolo e la superficie e per farlo c’e’ bisogno di rompere la crosta: questo e’ il punto su cui ci stiamo concentrando, sapendo come si rompe la crosta potremo prevedere lo sviluppo progressivo fino a quando non si forma un nuovo condotto”.