L’estinzione dei dinosauri è legata all’idea di un impatto di un asteroide o di una grande cometa con il nostro pianeta, capace di innescare danni a livello globale. Questa convinzione deriva dalla teoria formulata nel 1980 dal compianto premio nobel Luis Alvarez e di suo figlio, professore di scienze planetarie all’Università di Berkeley. Nell’ultimo trentennio, tuttavia, vari scienziati di tutto il mondo hanno cercato certezze assolute in merito a quell’evento, ipotizzando anche altri tipi di disastri, quali eruzioni vulcaniche a catena. Nel tentativo di risolvere l’arcano, gli scienziati dell’Università della California a Berkeley, in collaborazione con le università dei Paesi Bassi e del Regno Unito, hanno ridatato, con una precisione senza precedenti, il momento in cui sarebbe caduto l’asteroide a cui si attribuisce l’estinzione dei dinosauri e che ha causato la formazione del cratere di Chicxulub del diametro di 176 chilometri, sulle coste della penisola dello Yucatan in Messico. Le date, secondo i ricercatori, sono così vicine da supporre che la roccia spaziale abbia dato ai giganti che governavano la Terra il colpo di grazia. “Quell’evento fu l’ultima goccia che ha spinto la Terra oltre il punto di non ritorno“, afferma Paul Renne, professore di scienza plantaria all’università di Berkeley. “Abbiamo dimostrato – continua lo scienziato – che questi eventi si verificarono a breve distanza di tempo, giocando un ruolo importante nell’estinzione di massa. Ma probabilmente non fu l’unico, in quanto a quei tempi so doveva fare i conti con un ecosistema già al collasso a causa dei cambiamenti climatici“. La nuova data, che ha un margine di errore di 11.000 anni, è stata calcolata in 66.038.000 anni fa, ottenuta analizzando frammenti di tektite raccolti ad Haiti, con una tecnica che si basa sul tasso di decadimento di un isotopo radioattivo del potassio (chiamata argon-argon). Il cratere conseguente all’impatto è quello posto al largo delle coste dello Yucatan, chiamato Chicxulub, probabilmente scavato da un oggetto largo circa 9-10 chilometri che scagliò in atmosfera una quantità enorme di detriti. “In passato il margine d’errore di questi studi era intorno al milione di anni“, afferma il paleontologo William Clemens, professore di biologia non coinvolto nello studio. “I risultati raggiunti ci permettono di integrare ciò che osserviamo nei reperti fossili con i cambiamenti climatici, della flora e della fauna osservabili attualmente“. Come accennava Renne, la sincronia dei due episodi non significa che sia stata l’unica causa a determinare la scomparsa dei dinosauri. In quegli anni sconvolgenti cambiamenti climatici negli ultimi milioni di anni, portarono molte specie sull’orlo dell’estinzione. E quindi è molto probabile che l’impatto abbia solo dato un colpo di grazia ad una situazione già precaria. Variazioni climatiche drammatiche, precedenti e contemporanee all’impatto, tra cui abbassamenti repentini delle temperature nell’ambiente generalmente molto caldo del Cretaceo, hanno portato queste creature sull’orlo dell’estinzione. Fra le cause della variabilità in quell’epoca vi è una serie di continue eruzioni vulcaniche verificatesi nell’altopiano del Deccan. ”Questi fenomeni – conclude Renne – hanno reso l’ecosistema globale dell’epoca molto piu’ sensibile, in modo che cio’ che altrimenti avrebbe potuto avere un effetto secondario ha avuto invece l’effetto di un colpo di grazia”. I risultati dettagliati dello studio saranno pubblicati nel numero dell’8 febbraio della rivista Science.