Il terremoto di magnitudo (Ml) 3 che è avvenuto alle ore 10:51:49 italiane del giorno 16/Feb/2013 alla profondità ipocentrale di circa 15 Km ha maggiormente interessato (senza danni) comuni di APICE (BN), BUONALBERGO (BN), SANT’ARCANGELO TRIMONTE (BN), ARIANO IRPINO (AV), BONITO (AV), CASALBORE (AV), MELITO IRPINO (AV) e MONTECALVO IRPINO (AV). La stessa area è stata interessata da una sere di eventi sismici tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre 2012. L’area in esame (figura 1) fu interessata da un evento di magnitudo 6,1 il 21 agosto 1962 (Guidoboni e Valensise, 2012). La stessa area ha rappresentato parte della zona epicentrale del disastroso sisma del 1688. La zona interessata dalle scosse del 27 settembre 2012 e del 16 febbraio 2013 è caratterizzata dalla convergenza di strutture crostali che hanno significativamente condizionato l’assetto morfostrutturale e che hanno originato sismi di elevata magnitudo negli ultimi secoli tra cui si ricordano quelli del 1702, 1730, 1930 e altri ancora più a sud. La sismicità di quest’area è ben nota come sono noti gli effetti che nelle aree epicentrali si possono avere sui manufatti di superficie come tubazioni verticali e orizzontali e torri di perforazione. Tale osservazione riguarda le proposte di ricerche petrolifere che alcune compagnie vorrebbero eseguire nel Sannio ed Irpinia in aree caratterizzate da faglie sismogenetiche di cui non si conosce esattamente la ubicazione e la geometria.
Parte dell’area interessata da sismi del 1688 (XI°MCS), di fine settembre 2012 e del 16 febbraio 2013 è compresa nel permesso di ricerca di idrocarburi denominato Case Capozzi di 261,85 Kmq comprendente comun di Foiano in Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Benevento, Pietrelcina, Paduli, Sant’Arcangelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio.
Come si osserva nella figura tale area è ufficialmente considerata tra quelle a più elevato rischio sismico della nazione.
Come ho sottolineato più volte, le attuali leggi che regolamentano le attività petrolifere non sono idonee a garantire la sicurezza delle risorse idriche e dei cittadini nelle aree interessate da faglie attive sismogenetiche.
Attualmente per la legge italiana tutto il territorio emerso è considerato allo stesso modo non riconoscendo l’eccezionalità delle problematiche indotte dagli eventi sismici nelle aree epicentrali con effetti locali dirompenti in superficie e nel sottosuolo come hanno drammaticamente evidenziato i recenti sismi del 1980, dell’Aquila e dell’Emilia Romagna.
Occorre una moderna legislazione che distingua queste ultime aree da quelle senza tettonica attiva ed imponga adeguate misure tese a migliorare la sicurezza ambientale.
In attesa che ciò sia fatto ho proposto di sospendere le attività petrolifere (ricerca e produzione) nelle aree, che sono già state epicentrali in passato, nel cui sottosuolo vi sono faglie attive.