Parte dell’area interessata da sismi del 1688 (XI°MCS), di fine settembre 2012 e del 16 febbraio 2013 è compresa nel permesso di ricerca di idrocarburi denominato Case Capozzi di 261,85 Kmq comprendente comun di Foiano in Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Miscano, Ginestra degli Schiavoni, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Benevento, Pietrelcina, Paduli, Sant’Arcangelo Trimonte, Apice, San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio.
Come si osserva nella figura tale area è ufficialmente considerata tra quelle a più elevato rischio sismico della nazione.
Come ho sottolineato più volte, le attuali leggi che regolamentano le attività petrolifere non sono idonee a garantire la sicurezza delle risorse idriche e dei cittadini nelle aree interessate da faglie attive sismogenetiche.
Attualmente per la legge italiana tutto il territorio emerso è considerato allo stesso modo non riconoscendo l’eccezionalità delle problematiche indotte dagli eventi sismici nelle aree epicentrali con effetti locali dirompenti in superficie e nel sottosuolo come hanno drammaticamente evidenziato i recenti sismi del 1980, dell’Aquila e dell’Emilia Romagna.
Occorre una moderna legislazione che distingua queste ultime aree da quelle senza tettonica attiva ed imponga adeguate misure tese a migliorare la sicurezza ambientale.
In attesa che ciò sia fatto ho proposto di sospendere le attività petrolifere (ricerca e produzione) nelle aree, che sono già state epicentrali in passato, nel cui sottosuolo vi sono faglie attive.
Il terremoto del 16 febbraio 2013 e le ricerche di idrocarburi nei monti del Sannio sulle faglie attive sismogenetiche
MeteoWeb