Un UFO ha intercettato la meteora nei cieli della Russia? No, è la solita bufala mediatica

MeteoWeb
La meteora nei cieli della Russia

Nelle ultime ore vari siti hanno pubblicato un video che mostrerebbe la meteora esplosa nella nostra atmosfera sulla città di Chelyabinsk, disgregata dagli extraterrestri. La prova? Un video nel quale sfidiamo chiunque a riconoscere una navicella spaziale con tanto di alieni nel suo interno. Ciò che si evince, in realtà, è parte dell’oggetto frammentato sfrecciare lontano dal nucleo, dal momento che il corpo a determinate temperature ha subito una detonazione. Ciò che sorprende, è che tali notizie siano divulgate da veri e propri colossi del business mondiale, e non soltanto dai blog appositi desiderosi di mostrare l’omino verde in giro tra i boschi. Attraverso questo editoriale non è nostra intenzione screditare il fenomeno UFO (in questo frangente considerato non letteralmente, ma come abitanti di altri mondi), ma semplicemente restare con i piedi per terra e invitare i più creduloni ad esigere prove concrete. Nessuno può liquidare il fenomeno con un’alzata di spalle, come sostenne a suo tempo il grande prof. Joseph Allen Hynek, ma è altrettanto vero che nessuno dovrebbe vedere omini verdi dappertutto. In letteratura scientifica sappiamo che un corpo di dimensioni paragonabili a quelle dell’asteroide russo, in entrata a grande velocità nella nostra stmosfera, tende a surriscaldarsi, finendo per esplodere a qualche decina di chilometri di quota. Così come accade per i corpi rocciosi delle più svariate dimensioni che quotidianamente colpiscono il nostro pianeta. E’ assai probabile che nell’evento di Tunguska del 1908, la cometa o l’asteroide avesse dimensioni nettamente maggiori, e che con tutta probabilità finì per disgregarsi prima di toccare la superficie terrestre. Senza l’ausilio degli extraterrestri. Perché quindi supporre l’indispensabile presenza aliena per frammentare la roccia spaziale?

Albert Einstein

Le distanze nell’universo sono così tanto grandi da dover utilizzare unità di misura estranee alle normali lunghezze che la quotidianità ci propone. Così, i chilometri lasciano spazio all’unità astronomica, all’anno luce, al Parsec, al Megaparsec e così via. Questa breve premessa ci consente di immaginare quanto sia difficile raggiungere altri mondi, e quanto potrebbe esserlo per altre forme di vita a spasso nel cosmo. Il nostro sistema solare non è che un granello nell’universo, composto da centinaia di milardi di stelle, a loro volta contenute in centinaia di miliardi di galassie. Senza addentrarci troppo nei numeri, è evidente come nonostante il numero di pianeti potenzialmente abitabili sia cospicuo, le probabilità che civiltà evolute si facciano periodicamente un giro di ricognizione dalle nostre parti restano abbastanza basse. Tecnologie ultra-evolute o teletrasporti a parte. Tra pareri discordanti di chi afferma che la vita come la conosciamo non potrebbe svilupparsi più velocemente della nostra e che probabilmente l’età dell’universo non basterebbe a giustificare un’evoluzione tanto più marcata, e chi invece immagina che basterebbe una mente brillante per progredire in un lasso temporale minore, il dubbio sulla presenza della vita su altri mondi resta invariato. A proposito di menti brillanti, un certo Albert Einstein tra il 1905 ed il 1913, elaborò l’inoppugnabile dimostrazione che non si può viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce, e praticamente nemmeno ad una velocità uguale o di poco inferiore, perché la massa del corpo tenderebbe a diventare infinita. Questo vuol dire che se una stella fosse lontana mille anni luce, un’astronave che viaggiasse ad una velocità pari alla metà di quella della luce, ci impiegherebbe un paio di millenni per arrivare a destinazione.

La disgregazione della meteora

Tra concetti fantascientifici di iperspazi pluridimensionali ed altre ingegnose ed affascinanti teorie pseudoscientifiche, resta una schiacciante verità, che ci propone i viaggi interstellari soltanto nei film di fantascienza. Tuttavia, i dati concreti contengono frequenti riferimenti a ricorrenti caratteristiche, nella maggior parte dei casi spiegati in modo razionale, altre volte classificati come non identificati. Ed è proprio questo punto che pone un grande interrogativo. Ciò che non sappiamo spiegare, dev’essere imputabile necessariamente a qualcosa di alieno o di divino? Ciò che è ben chiaro, è la frenetica voglia di vedere ciò che si vuol vedere, a tal punto da mettere da parte i traguardi scientifici sin qui acquisiti. Per taluni, le enormi distanze dell’universo possono essere più facilmente spiegate rispetto ad un semplice fotomontaggio ottenuto grazie ad un software apposito. Per altri queste considerazioni potrebbero apparire in contrasto con il proprio pensiero, presi tra l’altro dal fascino che l’argomento comporta. Noi vorremmo semplicemente che gli oggetti volanti non identificati, soprattutto intesi come oggetti discoidali provenienti da altri mondi, non diventassero una vera e propria psicosi. A tal punto da vederli come i salvatori della nostra esistenza. Anche perché probabilmente non ce lo meriteremmo…!

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