La formazione di questi immensi cicloni extratropicali, molto spesso, agevola lo spostamento di masse d’aria molto fredde, d’origine polare, che dalle coste dell’Antartide si muovono verso i mari australi, tramite dei fronti freddi ben strutturati che risalgono verso l’Argentina, le coste sudafricane, l’Australia meridionale e la Nuova Zelanda, con intensi venti da SO e S-SO. In genere questi fronti freddi che risalgono l’Argentina, ancor prima di sfociare sull’Atlantico meridionale, si muovono verso nord-est, spingendosi fin verso l’Uruguay e gli stati del Brasile meridionale, dove l’aria fredda d’origine polare tende ad interagire o a scontrarsi con le masse d’aria molto più calde, in discesa da NO e Nord, dagli altopiani interni del Brasile o dall’arida regione del Chaco. Lungo la linea di convergenza fra l’aria fredda, di origini sub-antartiche, che risale da SO, e le masse d’aria sub-tropicali molto più calde in discesa da NO e Nord, si sviluppano vivaci fronti temporaleschi o sistemi convettivi a mesoscala, in grado di dare la stura a forti temporali, con annessi rovesci di pioggia, attività elettrica, grandinate, impetuosi “Downburst” nelle “Celle temporalesche” più intense. Nei casi più estremi, in cui il “Wind Shear verticale” è altamente positivo a causa del passaggio del ramo principale del “Jet Stream” (a 250 hpa), si può creare l’ambiente adatto alla nascita di grandi trombe d’aria o tornado che possono apportare danni ingenti, come quello che recentemente ha colpito l’area di Buenos Aires.
America latina flagellata da furiosi temporali: grandi piogge in Amazzonia, superati gli accumuli del 2012
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