Amianto, killer silenzioso. Ancora 34 mila siti inquinati

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Per decenni l’amianto è stato usato senza sapere quanto fosse nocivo. Per anni le aziende produttrici sono state zitte sui rischi e ora sono chiamate a pagare di morti che si dovevano evitare. Le conseguenza le ha pagate soprattutto chi ha lavorato nel settore, vittima di uno dei più mortali tumori, quello ai polmoni, causato quasi esclusivamente da fumo e esposizione alla polvere di amianto. Uno studio correla adesso anche il tumore al fegato all’esposizione all’amianto.

Lo sa bene chi ha lavorato, per esempio alla Fibronit, con sede principale a Bari, che ha causato tante vittime ed ora sono rimaste in alcuni casi discariche a cielo aperto di amianto. Ma, come si diceva, il problema riguarda le tante costruzioni realizzate in amianto e non bonificate, per un totale di oltre 32 milioni di tonnellate di amianto. Come al solito non siamo in grado di smaltirlo alla velocità sufficiente e lo spediamo in Germania, ma ai ritmi attuali ce ne sarà fino al 2100.

Il problema principale dell’amianto è la polvere, di dimensioni tanto piccole che penetra in profondità nei polmoni e non viene più espulsa. Col tempo si formano depositi che possono originare tumori. Per prevenirli, si pensa di usare un marcatore tumorale, la fibulina, cioé una sostanza che può indicare la presenza di malattia.

Il tempo di latenza di questo tumore è di decine di anni, tanto che il picco di tale patologia è atteso nel 2020, ma il problema a livello mondiale resta, perché in alcuni Paesi non c’è ancora nemmeno il divieto di estrazione, con un totale prelevato di 2,5 milioni di tonnellate l’anno.

 

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