Grandi piogge in questi ultimi giorni stanno investendo una larga fetta dell’umido bacino amazzonico. La stagione delle piogge sulla più grande foresta pluviale della Terra è ormai entrata nella sua fase clou. Nell’ultimo mese le piogge e i temporali, innescate dalla forte attività “termoconvettiva”, conseguenza dei passaggi “zenitali” (aree di massima insolazione) del sole a ridosso dell’equatore, hanno raggiunto la massima intensità stagionale, allargandosi sull’intera regione amazzonica, con un pullulare di “Cellule temporalesche” e “Cluster” particolarmente attivi e ben alimentati dalla stessa aria calda e molto umida (enormi quantità di vapore acqueo che tramite l’evaporazione vengono liberate verso l’atmosfera sovrastante) fornita dalla foresta e dai tanti acquitrini che l’interessano. Al momento il “fronte di convergenza intertropicale”, li dove si sviluppano gli intensi “Cluster temporaleschi” tipici dell’area equatoriale, si è portato poco a nord della linea dell’equatore geografico, contribuendo ad alimentare una forte attività temporalesca, specie durante le ore centrali del giorno, su buona parte del comparto amazzonico occidentale.
In questi giorni, causa la presenza di una linea di confluenza venti nei bassi strati e un “Wind Shear” significativo alle alte quote, enormi sistemi temporaleschi, a carattere “Multicellulare”, e grossi “Cluster” si sono sviluppati fra l’Amazzonia colombiana e peruviana, apportandovi abbondanti precipitazioni che hanno assunto carattere torrenziale a ridosso dei primi contrafforti montuosi delle Ande orientali, li dove la rigogliosa e impenetrabile foresta pluviale si arrampica oltre i 2000-2500 metri di altezza. Proprio a ridosso della Cordigliera andina e sulle Ande peruviane, i forti moti ascensionali messi in moto dall’intenso riscaldamento diurno vengono agevolati dalle locali forzature orografiche, le quali aiutano le masse d’aria calde e umide preesistenti nei fondovalle a ascendere, in modo anche turbolento, verso l’alto, creando l’ambiente adatto per la creazione degli imponenti cumulonembi temporaleschi (le “torri di vapore”) che danno origine ai forti rovesci di pioggia e ai temporali, anche di forte intensità. Alcuni di questi imponenti sistemi convettivi a mesoscala hanno raggiunto delle dimensioni spaziali davvero notevoli, arrivando ad inglobare l’intero nord-est del Peru e la Colombia orientale, con cumulonembi impressionanti, la cui sommità ghiacciata superava i 15-16 km di altezza (a confronto l’Everest sembra una piccola collina). Prima di dissiparsi in un enorme ammasso di altocumuli e nubi cirriformi nell’alta troposfera, derivate dallo smembramento delle sommità ghiacciate dei cumulonembi una volta esauriti i forti moti convettivi che li hanno alimentati, i resti di questi sistemi temporaleschi, agganciati in quota dalle sostenute correnti orientali, hanno superato le vette delle Ande raggiungendo le coste pacifiche dell’Ecuador e del Peru.
Le moviole satellitari, inoltre, hanno mostrato la presenza di un vero e proprio fronte entro il quale si sono formati imponenti annuvolamenti cumuliformi che hanno dato la stura a forti rovesci di pioggia e forti temporali, con una intensa attività elettrica, tuoni fragorosi e colpi di vento, legati ai “downburst” prodotti dalle singole “Celle temporalesche”. In questa zona, a causa del forte livellamento della pressione atmosferica e delle forti correnti ascensionali che generano i violenti “Cluster temporaleschi” tipici delle latitudini equatoriali, lungo la linea di convergenza degli Alisei, si verificano spesso estese calme di vento orizzontali (bonacce) che non fanno altro che agevolare la convenzione e la formazioni di imponenti annuvolamenti cumuliformi che danno la stura a forti acquazzoni e temporali, anche violenti ma estremamente localizzati. In questo caso la maggior parte dei “Cluster temporaleschi” osservati fra la fascia andina peruviana e l’Amazzonia sono attribuiti al passaggio del “fronte di convergenza intertropicale” ed alla convergenza fra gli Alisei, cui si somma il notevole apporto di umidità proveniente dalla foresta pluviale.
Questi elementi, appena elencati, continueranno ad alimentare una intensa attività convettiva, soprattutto durante le ore pomeridiane e serali, favorendo la formazione di grossi sistemi temporaleschi a mesoscala che daranno luogo a forti rovesci di pioggia, anche molto intensi, con colpi di vento (“downburst”) e intensa attività elettrica. Le intense precipitazioni temporalesche e i forti rovesci determineranno anche il notevole incremento della portata dei numerosi corsi d’acqua e degli affluenti del più grande fiume del pianeta, il Rio degli Amazzoni. Quest’ultimo, ingrossandosi ulteriormente, come già sta facendo, andrà ad allagare vasti lembi della foresta pluviale amazzonica. Bisogna anche ricordare come proprio in questo periodo dell’anno, lungo il bacino amazzonico, inizia quello che possiamo considerare il periodo di massima piovosità, associata alla lenta risalita dell’ITCZ. Di conseguenza i fiumi e i migliaia di corsi d’acqua che attraversano la lussureggiante foresta pluviale dell’Amazzonia, ingrossati dalle abbondanti piogge che caratterizzeranno l’estate australe, inondano vasti lembi di territorio forestale, creando vaste paludi e immensi acquitrini che sommergono per centinaia di chilometri buona parte del bacino amazzonico, in particolare le aree più depresse, vicine al letto dei grandi bacini idrografici (fino a 100 km di distanza), come il Rio Negro o il gigantesco Rio degli Amazzoni. Questi giganteschi bacini idrografici, gonfiandosi, trascineranno enormi quantità di detriti sabbiosi, limi e fanghiglia, che si depositeranno lungo i fondali dell’oceano Atlantico equatoriale, nel tratto antistante la foce del grande Rio degli Amazzoni, nella Bahia de Guajará, creando nuovi immensi banchi di sabbia che si estenderanno per diverse decine di miglia dalla costa brasiliana.