L’attuale periodo di transizione climatico-ambientale nell’ambito delle variazioni del clima e dell’ambiente degli ultimi 2500 anni nell’Area Mediterranea

MeteoWeb

Gli ultimi 150 anni di storia del clima e dell’ambiente si sono svolti in concomitanza con una crescente attivita’ antropica che ha determinato un significativo inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’atmosfera specialmente nelle aree maggiormente industrializzate. Questo periodo caratterizzato da un lento progressivo riscaldamento globale è molto ricco di dati strumentali che consentono una sufficientemente dettagliata ricostruzione delle modificazioni del clima a scala globale.

Da analisti curiosi della natura, da circa 20 anni ci siamo dedicati alla ricerca degli archivi naturali più significativi per ricostruire le modificazioni del clima e dell’ambiente degli ultimi millenni che, ovviamente, rappresentano il passato degli ultimi 150 anni.
E’ difficile comprendere correttamente il significato delle modificazioni attuali senza una storia millenaria delle variazioni climatico-ambientali. E’ poi del tutto gratuito usare solo i dati degli ultimi 150 anni per prevedere l’evoluzione del prossimo futuro.
Senza voler offendere nessuno, si può affermare che solo un ignorante in campo naturalistico può commettere un errore simile! Anche se in buona fede, sempre ignorante rimane!

L’individuazione degli archivi naturali
Gli archivi naturali più significativi sono rappresentati dai sedimenti accumulatisi negli ultimi millenni in vari ambienti nell’Area Mediterranea che si trova a cavallo tra le zone umide (nel centro nord, nel nord Africa magrebino e in Israele, Libano e Turchia meridionale) e quelle desertiche dalla Libia all’Egitto. La superficie del suolo è strettamente connessa alle condizioni climatiche: si presenta con suolo, vegetazione e antropizzazione e urbanizzazione diffusa nella zona piovosa (precipitazioni superiori a 400-500 mm/anno) mentre è priva di suolo nella zona non piovosa (precipitazioni inferiori a 200 mm/anno). Nella aree non irrigate la superficie del suolo si adegua immediatamente ad una variazione significativa delle precipitazioni piovose. Dal momento che l’Area Mediterranea è sempre stata molto abitata negli ultimi millenni costituisce un archivio naturale di eventuali spostamenti verso nord o verso sud delle attuali fasce climatiche.
L’intuizione avuta dagli scriventi è stata sostanziata dal rinvenimento di numerose sezioni stratigrafiche disseminate in tutta l’area mediterranea continentale e insulare che evidenziano una successione di condizioni ambientali variate, rispetto a quelle attuali, da più piovose ad aride.
I reperti archeologici costituiscono i fossili guida che consentono di datare i periodi con differenti condizioni ambientali succedutisi e testimoniati in numerosi siti archeologici ubicati nella fasce costiere e nelle pianure alluvionali costiere ed interne.
Nelle zone costiere dell’Italia meridionale e dell’Egitto settentrionale sono evidenti alternanze stratigrafiche di sedimenti depostisi in condizioni umide e condizioni di aridità che testimoniano variazioni climatiche significative alternatesi con una ciclicità millenaria. Nelle pianure alluvionali sono state registrate modificazioni ambientali che hanno causato l’accumulo di ingenti volumi di sedimenti che hanno ricoperto le superfici del suolo antropizzate e urbanizzate con cadenza millenaria.
In particolare in tutte le fasce costiere dell’area mediterranea è ben testimoniato, dai sedimenti eolici che hanno invaso aree urbane e ricoperto suoli antropizzati, un periodo di vera e propria desertificazione climatica fino alla latitudine di circa 41° verificatosi tra il 110 e il 1270 circa.
La figura di seguito proposta evidenzia alcuni esempi di modificazioni ambientali globali causate da variazioni del clima durante gli ultimi 2500 anni: correlazione tra la stratigrafia geoarcheologica (colonna 1 a sinistra) e geoarcheologico-ambientale (colonna 1 a destra) con la ricostruzione delle precipitazioni e temperature (colonna 2), l’evoluzione delle spiagge silicoclastiche (a) e organogene (b) colonna 3 e l’evoluzione dei ghiacciai alpini.

Condividi