Nuovi modelli teorici spiegherebbero la nascita e la formazione dei pianeti gassosi del sistema solare

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Credit: MediaFarm / Niels Bohr Institute.

Un team di ricercatori del Carnegie Institution for Science guidati da Alan Boss ha messo appunto dei nuovi modelli teorici che spiegherebbero la nascita e la formazione dei pianeti gassosi nel nostro sistema solare. I dati sulle ricerche di pianeti extrasolari dimostrano che questa tipologia di pianeti e’ presente attorno a circa il 20 per cento delle stelle analoghe al Sole. Lo studio e’ stato pubblicato di recente su Astrophysical Journal, come riporta il sito dell’Istituto nazionale Astrofisica. La presenza di questi dischi ricchi di polvere stellare, gas e detriti, che circondano alcune stelle, sarebbe la principale causa di formazione di questi pianeti giganti, ma ci sono due teorie che gli scienziati stanno portando avanti. La prima afferma che i pianeti gassosi si formino lentamente attorno a un nucleo di ghiaccio e roccia, a causa di rapidi accrescimenti di gas nel disco circostante. L’altra ipotesi prevede un processo piu’ rapido: ammassi di gas denso formerebbero delle spirali attorno alle quali nascerebbe il pianeta gassoso. Il team di Boss ha elaborato dei modelli tridimensionali dettagliati, i quali dimostrano che, indipendentemente da come si formino, questi pianeti sopravvivono alle periodiche esplosioni delle giovani stelle attorno alle quali orbitano.

Il pianeta Saturno

Sistemi planetari simili al nostro e con pianeti gassosi simili a Giove e Saturno, sono rimasti stabili per dai 1000 ai 3.800 anni. Gli studi hanno dimostrato che questi pianeti sono stati in grado di evitare di essere costretti a migrare verso la interno del sistema per poi essere inghiottiti dalproto-sole, o di essere buttati completamente al di fuori del sistema planetario. “I giganti gassosi sono difficili da distruggere ha detto Boss anche se coinvolti nelle periodiche esplosioni delle giovani stelle“. Lo studio e’ stato supportato dal programma della NASA sulle Origini del Sistema Solare. L’interesse per questi giganti gassosi riguarda inoltre la loro influenza nell’equilibrio del sistema stellare di cui fanno parte oltre che, nel caso del nostro Giove, rappresentano dei minisistemi planetari. E se Saturno e’ oggetto di attenzione della sonda Cassini dal 2004, Giove e’ l’obiettivo di due importanti missioni, una NASA e una ESA, a cui INAF partecipa in maniera significativa: si tratta di Juno che arrivera’ al suo obiettivo nel 2016, per studiare il campo magnetico gioviano e, grazie allo strumento JIRAM dello IAPS-INAF di Roma, cerchera’ di indagare nella sua atmosfera. Nel 2030 sara’ la volta della missione JUICE, che approfondira’ lo studio dei satelliti medicei, fornendoci un quadro del gigante gassoso e del suo sistema che rappresentera’ un grande passo avanti nella conoscenza del sistema solare.

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