Severa recrudescenza invernale fra Europa e nord-America, tutta colpa del crollo dell’indice “AO” (“oscillazione artica)?

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Qualcuno addirittura parla dell’imminente arrivo di una nuova piccola era glaciale, a seguito dell’indebolimento dell’attività solare, la quale continua a sollevare un acceso dibattito fra climatologi ed esperti di storia del clima. In realtà la dura recrudescenza invernale che in questi giorni sta paralizzando i trasporti in mezza Europa, dalla Gran Bretagna fino all’Ucraina e alla Russia europea (paesi duramente colpiti da vere e proprie tempeste di neve in questi giorni), è da attribuire a chiare dinamiche troposferiche che si sono innescate proprio negli ultimi mesi, forse anche per merito della bassa attività solare. Su tutte spicca l’andamento dell’indice “AO” (“oscillazione artica”) che nell’ultima settimana è letteralmente crollato, raggiungendo un valore di ben -5.2, fra i più bassi di sempre per il mese di Marzo. Questo è il secondo valore più basso per il mese corrente, visto che le registrazioni iniziarono nel 1948. Fino ad ora solo nel Marzo del 1970 l’indice “AO” è sceso a -6.3, toccando il valore più basso di sempre da quando esistono le rilevazioni. Si tratta di un valore esageratamente negativo che finirà per avere pesanti ripercussioni anche sul medio-lungo termine, con il conseguente crollo dell’altro indice, il “NAO” (“oscillazione nord atlantica”), molto importante per il clima europeo.

Ciò significa che la differenza di pressione tra la depressione islandese e l’alta pressione delle Azzorre è molto bassa. In pratica viene a mancare quel fitto “gradiente barico orizzontale” e il “gradiente di geopotenziale” in quota, fra latitudini artiche e fascia sub-tropicale, che tiene vivo il flusso zonale sul nord Atlantico, con “Westerlies” impetuose che dal nord degli USA e dal Canada orientale si dirigono a gran velocità verso l’Islanda, l’Europa occidentale e la Scandinavia. Il debole “gradiente di geopotenziale” in quota contribuisce ad indebolire il ramo principale del “getto polare” che fuoriesce dal continente nord-americano. Tale rallentamento del “getto polare” agevola, a sua volta, la formazione di grandi ondulazioni troposferica, su larga scala, che dalla fascia sub-tropicale si estendono fino alla regione artica, favorendo la discesa di ampi blocchi di aria fredda, che dal mar Glaciale Artico si versano verso le medie latitudini, mentre ad est dell’avvezione fredda sovente si generano intense rimonte calde sub-tropicali, pronte a dirigersi fin sulla regione artica, con ripercussioni che possono avvertirsi pure sopra il mar Glaciale Artico, ormai totalmente ghiacciato.

L'andamento nella fase negativa dell'indice "AO" (credit NOAA)

In queste condizioni il “getto polare”, divenendo sempre meno intenso, mantiene un andamento abbastanza ondulato, con lo sviluppo di importanti onde troposferiche, note come “onde di Rossby”, estese per centinaia di miglia, le quali tendono a muoversi progressivamente da ovest verso est, condizionando l’andamento meteo/climatico fra America settentrionale, Europa e Asia centro-settentrionale. Sono proprio queste ampie ondulazioni, prodotte da un sensibile rallentamento di velocità del ramo principale del “getto polare”, a produrre queste frequenti ondate di freddo fra Stati Uniti centro-orientali, Europa e Asia orientale. Se da una parte le ondulazioni troposferiche riescono a costruire grandi “blocking” (anticicloni di blocco distesi lungo i meridiani che fanno da barriera al flusso delle correnti occidentali), specie tra nord Pacifico e Atlantico settentrionale, capaci di riversare importanti ondate di freddo verso le medie latitudini. Dall’altra (lungo i bordi occidentali di questi anticicloni di blocco, preferibilmente posizioni in mezzo gli oceani) si innescano imponenti avvezioni di aria decisamente più mite e umida che risalgono fino alle latitudini sub-polari, generando brusche scaldate, con flussi di aria molto mite che arrivano a convergere fin sul mar Glaciale Artico, destabilizzando dall’interno il vortice polare troposferico, che si smembra in più “lobi” (vortici depressionari colmi di aria molto gelida a tutte le quote) pronti ad andare alla deriva verso latitudini più meridionali (influenzando da vicino le condizioni meteorologiche sulle medie latitudini con frequenti ondate di freddo). Queste dinamiche innescano una sorta di circolo vizioso, all’origine di questa severa recrudescenza dell’inverno lungo le medie latitudini, mentre sulla regione artica (oltre il circolo polare) la convergenza di masse d’aria decisamente più miti dalle latitudini sub-tropicali, che cavalcano il bordo ascendente delle famose “onde di Rossby” (particolarmente slanciate sopra gli oceani), in lenta evoluzione da ovest verso est, depone a favore per un pattern atmosferico anticiclonico che mantiene il campo termico su valori ben al di sopra della norma per il periodo.

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