Vi parlate…ma non vi capite? Ecco perchè!

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Il paradosso dell’era di comunicazione in cui siamo è fondamentalmente che si dicono tante cose ma ci si ascolta e ci si capisce poco. Un po’ dipende dalla poca voglia di ascoltarsi e dalla troppa voglia di essere ascoltati (vedi facebook). Però le occasioni per comunicare si sprecano: cellulare, skype, sms. Le compagnie telefoniche che vendono pacchetti da migliaia di minuti e poi finisci a chiamare sconosciuti o a parlare del nulla perché “ormai li hai pagati”. Ma perché poi dovremmo stare sempre al telefono?
Il problema però è più ampio: capita sempre più spesso che si litighi o ci siano delle incomprensioni soprattutto tramite messaggio. Con la poca pazienza che si ha, è facile chiudere la conversazione bruscamente, magari “bloccando” l’interlocutore. Difficile che la stessa cosa possa accadere uno di fronte all’altro. Perché le regole di convivenza e rispetto ci hanno insegnato a non alzarci da un tavolo senza salutare o senza chiarirsi, mentre ce ne sentiamo autorizzati nel privato della nostra casa. Un pò come se perdessimo parte della nostra identità e ci sentissimo liberi di far uscire un po’ di più la parte “animalesca” di noi. Quella senza freni inibitori.
D’altra parte sono tantissime le occasioni in cui ci si rende conto che ci si è spiegati male, sia per via scritta che al telefono. Siamo abituati a pensare che la comunicazione fra le persone consista in ciò che diciamo, ma non è così. Sono molte più le cose che trasmettiamo in modo non verbale, e comunque percepiamo in modo più o meno inconscio se una certa persona ci sembra sincera. Lo capiamo dal comportamento: dal tono della voce e dai movimenti.
Anche se non abbiamo studiato psicologia, il nostro cervello sa quando possiamo fidarci di una persona, sa se quello che dice corrisponde a quello che pensa. Ma nel caso di messaggi scritti non può spesso arrivarci. Un po’ meglio nel caso di una conversazione telefonica, ma non abbastanza.
Gli studi indicano che l’influenza delle parole valga per il 7% in una conversazione, del tono di voce per il 35%, dei gesti per il 55%.
Insomma, l’uomo moderno è il frutto dell’evoluzione che ci ha portato ad affinare sofisticati mezzi per comprendere se può fidarsi o meno di chi ha di fronte, e le nuove tecnologie spesso, anziché aprirci a nuovi mondi di comunicazione, rischia di farci perdere il significato e l’importanza dello stare insieme, creando incomprensioni altrimenti evitabili. Il consiglio è quindi: usate le tecnologie, ma non perdete l’occasione di incontrarvi, una cosa che soprattutto le nuove generazioni sembrano perdere, quando si sente dire tra ragazzi che abitano a un piano di distanza “ci sentiamo su facebook”

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