Vortice polare nuovamente in crisi per l’isolamento di un “CUT-OFF” anticiclonico sul mar Glaciale Artico: quali conseguenze?

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La mappa a 300 hpa mette in evidenza l'isolamento di un "CUT-OFF" anticiclonico sul mare di Beaufort

Anche con l’avvento della primavera pare confermato il trend configurativo che ha tenuto banco per buona parte della stagione invernale. Il risultato finale vede un vortice polare troposferico ancora molto instabile ed in piena crisi, incapace di ricompattarsi, slanciando il flusso zonale lungo l’intero emisfero boreale. Alle crisi del vortice polare troposferico ormai siamo ben abituati, anche se non tutte hanno poi portato ad uno “split” (separazione in due o più tronconi) completo. Anche in questo caso l’attacco partirà dall’anticiclone delle Aleutine, l’omonimo dell’anticiclone delle Azzorre sul Pacifico settentrionale, il quale nel corso delle ultime 24-36 ore ha eretto una ampia ondulazione troposferica, ben supportato nell’alta troposfera da un temporaneo rallentamento della velocità del “getto polare” che fuoriesce a gran velocità dall’estremo oriente russo. Tale grande ondulazione, sviluppandosi verso le latitudini artiche, verrà velocemente demolita dalla base da un potente “Jet Streak” (massimi di velocità della “corrente a getto”), con velocità che superano i 210-230 km/h, in uscita dal sud della Russia asiatica e dal nord-est della Cina. Nel corso della giornata odierna questo “Jet Streak” versandosi rapidamente sul Pacifico nord-occidentale, chiuderà alla base l’ampia onda planetaria eretta dall’anticiclone delle isole Aleutine (anticiclone dinamico del nord Pacifico), favorendo l’isolamento di un “CUT-OFF” anticiclonico fra il mar del Beaufort, a nord delle coste dell’Alaska settentrionale, dove si isoleranno dei massimi di geopotenziale nell’alta troposfera.

Si nota l'ampio nucleo anticiclonico, con massimi superiori ai 1050 hpa, sul mar Glaciale Artico

Lo sviluppo di questo “CUT-OFF” anticiclonico, in sede artica, darà una spallata al vortice polare, decentrandolo verso il mar della Siberia Orientale e l’est della Siberia, con una profonda circolazione ciclonica, strutturata a tutte le quote, che apporterà nevicate diffuse e venti piuttosto sostenuti fra il settore orientale del mar Glaciale Artico e la Siberia orientale. Sul mar Glaciale Artico si verrà ad instaurare un nuovo nucleo anticiclonico, ben consolidato a tutte le quote, che nel corso del fine settimana tenderà ad espandersi fino al cuore dell’Artico, presentando dei massimi barici al suolo che supereranno i 1052-1054 hpa lungo il comparto orientale del Polo Nord. Questo nucleo anticiclonico, nel cuore della Calotta Artica, avrà il merito di rafforzare, sensibilmente, il “gradiente barico orizzontale” fra il mar Glaciale Artico, la Groenlandia settentrionale e le isole dell’Artico canadese, con un notevole infittimento delle isobare che attiverà forti e gelidi venti dai quadranti orientali pronti a spazzare con forza tutto il settore occidentale del mar Glaciale Artico, specie nel tratto fra le coste settentrionali della Groenlandia e le isole della Regina Elisabetta (nell’Artico canadese). Il vortice polare, anche stavolta, verrà sfrattato dai suoi territori d’origine, scardinandosi in tre differenti “lobi” che si andranno a posizionare fra l’isola di Baffin, la Siberia orientale, mentre il terzo (più piccolo rispetto ai primi due) tenderà ad andare alla deriva, lungo i margini dell’imponente anticiclone artico, spostandosi dall’area delle isole Svalbard verso il mar di Norvegia, prolungando un asse di saccatura derivato in direzione del Regno Unito che potrebbe successivamente coinvolgere il comparto occidentale del vecchio continente. Ancora non sono del tutto chiare le ripercussioni nel lungo periodo (almeno per quel che concerne il nostro paese) di questa nuova fase d’instabilità del vortice polare troposferico. Di certo, l’ennesima frantumazione in più “lobi” di questo deporrà a favore di un prolungamento degli scambi meridiani su scala emisferica, con nuovi e più frequenti scambi di calore tra tropici e polo. Insomma, quello che tenderà a delinearsi sarà un contesto meteo/climatico molto instabile, dinamico e per certi versi inaffidabile, specie per quanto riguarda l’evoluzione modellistica elaborata verso il medio-lungo termine. Nelle aree dove si andranno a localizzare i “lobi” del vortice polare, fra l’Artico canadese e la Siberia orientale, si verificheranno importanti avvezioni fredde, visto  il trasporto verso latitudini più meridionali delle gelide masse d’aria presenti sopra la Calotta Artica.

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