Buco nero “divora” un pianeta o una nana bruna in una galassia lontana

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Credit: ESA

I buchi neri sono aree dello spazio la cui attrazione gravitazionale è così intensa che nemmeno la luce riesce a sfuggire. Per questo motivo non sono rilevabili nella luce visibile. Periodicamente questi corpi estremamente densi “divorano” oggetti posti nelle loro vicinanze, proprio come è stato osservato recentemente grazie al telescopio Integral dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). A farne le spese è stato un pianeta vagabondo simile a Giove o al più una nana bruna, un oggetto troppo piccolo per innescare le reazioni termonucleari necessarie per diventare una vera e propria stella. “A quanto pare – secondo Roland Walter dell’Osservatorio di Ginevra soltanto gli strati più esterni sono stati inghiottiti dal buco nero, pari al 10% della massa totale dell’oggetto”. L’evento si è verificato nella galassia NGC4845 distante 47 milioni di anni luce da noi, e nella quale gli astronomi hanno notato un forte bagliore nella parte centrale, prima di un progressivo oscuramento. “L’osservazione – secondo l’aurore dello studio Marek Nikolajuk, dell’Università di Bialystok in Polonia – è stata del tutto inaspettata, ed è stata effettuata su una galassia relativamente tranquilla da circa un trentennio”. Il buco nero è stato stimato come un oggetto di massa pari a 30.000 volte quella del nostro Sole, mentre si ritiene che la “vittima” abbia una massa compresa tra 14 e 30 volte quella di Giove. Tale intervallo di massa corrisponde ad una nana bruna, nota come una stella mancata. Ma è anche possibile che l’oggetto sfortunato sia un pò più piccolo, con una massa pari a un paio di volte quella del gigante del nostro sistema solare. I pianeti espulsi dai loro sistemi solari nativi a causa di interazioni gravitazionali, sono molto più numerosi di quanto si potesse credere in passato. Uno studio recente, ad esempio, ha stimato che questi siano più numerosi dei pianeti che orbitano nei rispettivi sistemi stellari. Questi eventi aiutano a capire come i buchi neri si “sfamino”, dice l’autore dello studio. Si stima che eventi simili possano essere rilevati ogni pochi anni nelle galassie intorno alla nostra. Lo studio è stato pubblicato questo mese sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

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