La sonda spaziale Cassini della NASA ha fornito la prova diretta dell’impatto tra piccoli flussi di meteoroidi presenti nel nostro sistema solare, e gli anelli di Saturno. Le osservazioni rendono gli anelli del gigante gassoso l’unico luogo oltre alla Terra, alla Luna e a Giove, dove scienziati e astronomi dilettanti siano stati in grado di osservarne degli impatti. I dati hanno inoltre svelato che gli anelli fungono da rilevatori molto efficaci per molteplici fenomeni circostanti, tra cui la struttura interna del pianeta e le orbite dei suoi satelliti. La visione di alcuni detriti rilasciati da impatti meteorici durante l’equinozio del 2009, si è rivelata una scoperta molto interessante per il team guidato da Linda Spilker, del progetto Cassini al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Sapevamo dell’esistenza di questi piccoli impatti, ma non conoscevano la loro frequenza o le loro dimensioni”, sostiene Matt Tiscareno della Cornell University. Lo scienziato crede che i corpi, generalmente delle dimensioni comprese tra un centimetro e parecchi metri, scontrandosi con gli anelli di Saturno, creino frammenti di dimensioni più ridotte che successivamente permangono in orbita intorno al pianeta. “Gli anelli di Saturno sono insolitamente luminosi e puliti, portando alcuni a suggerire che gli anelli siano in realtà molto più giovani di Saturno“, ha dichiarato Jeff Cuzzi, un co-autore della ricerca e scienziato interdisciplinare specializzato negli anelli e nella polvere planetaria all’Ames Research Center di Moffett Field, in California. “Per valutare questa affermazione – continua – dobbiamo sapere di più circa la velocità con cui il materiale esterno sta bombardando gli anelli”. Lo studio, i cui dettagli appaiono in un articolo di Science, potrebbe aiutare a capire la formazione dei pianeti nel nostro sistema solare.