La zona sud-orientale dell’Iran colpita dal terremoto di magnitudo compresa fra 6,2 e 6,3 è storicamente irrequieta: la sua sismicità è stata più volte una forza distruttrice per i centri abitati, ma nello stesso tempo il motore della ricchezza del Paese. Alla compressione delle rocce si devono infatti le riserve di gas naturale dell’Iran. Il terremoto è avvenuto a circa 50 chilometri dalla centrale nucleare di Bushehr, ”tuttavia l’energia del terremoto e’ stata tale da non poter provocare danni ad una simile distanza”, ha ha osservato il sismologo Gianluca Valensise, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Per capire quanto sia forte la compressione delle rocce nella zona colpita dal sisma basta osservare la struttura dei monti Zagros, la catena montuosa che percorre per 1.500 chilometri dall’Iran occidentale allo Stretto di Hormuz. ”La struttura di questi monti ricorda quella di un tappeto arricciato”, ha detto Valensise. ‘‘La catena – ha aggiunto – è sottoposta ad una compressione orientata da Nord-Ovest e Sud-Est e proprio questa struttura compressiva e’ all’origine delle riserve di gas iraniano”. A corrugare così la zona dei monti Zagros sono le spinte esercitate dall’incontro fra la placca Eurasiatica, quella Africana e quella Iraniana. Questo fenomeno dà origine a forti terremoti, le cui conseguenze possono essere disastrose considerando che le città non sono costruite secondo criteri antisismici e che molti centri abitati sono edificati con materiali precari, tanto da essere considerati ”città di fango”. Fra i terremoti piu’ recenti, i piu’ disastrosi sono avvenuti nel dicembre 2003, con 30.000 morti e nel 1968 (7.000 vittime). Storicamente il sisma piu’ violento e’ avvenuto nell’856, con 200.000 morti.