Medicina: allarme, gli integratori di carnitina e la carne rossa più dannosi di grasso e colesterolo

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C’è un elemento che accomuna gli amanti di una bistecca di carne rossa e gli sportivi più fissati: l’assunzione di carnitina, presente in forti dosi nella carne rossa e, per definizione, negli integratori di carnitina usati per nutrire i muscoli.

Se è meno ovvio che possa fare male mangiare carne rossa, lo è di più pensare di introdurre in un’alimentazione equilibrata un elemento in proporzioni sbilanciate, ma per esibirsi o ottendere risultati non si bada a spese e a buonsenso. Ma cos’è la carnitina, o meglio la L-carnitina? E’ un aminoacido, che il nostro corpo è in grado comunque di sintetizzare autonomamente, che converte i grassi in energia. Ne assumiamo anche con la dieta, ma ci sono dei limiti che non bisogna superare. Per questo motivo non bisogna introdurne più di quanto una dieta normale faccia anche perchè, appunto, noi possiamo produrla, a differenza di altri aminoacidi che si chiamano essenziali, proprio perché devono essere introdotti con la dieta.

Il problema è anche che, essendo un antiossidante, veniva usato in buona fede praticamente cme un farmaco e anche consigliato dai medici.

Per quanto riguarda l’alimentazione gli alimenti che andrebbero evitati sono: carne di pecora, cammello, agnello, manzo. Attenzione alla carne di maiale, che comunque contiene la metà della carnitina presente in quella di manzo.

In ogni caso il consumo di carne è non necessario da un punto di vista dietetico e tantomeno etico, ma se volete mangiare carne, cercate di non abbuffarvene, soprattutto di quella rossa.

E appunto si sapeva e si diceva che la carne rossa facesse male, ma ora si è capito che è proprio a causa di questo aminoacido, addirittura più pericoloso di grassi e colesterolo. Nel nostro corpo la carnitina viene trasformata in una sostanza tossica, l’ossido di trimetilammina, da alcuni batteri intenstinali. Le conseguenze possono essere, alla distanza, cancro, attacchi cardiaci, obesità.

Lo studio è stato compiuto dalla Cleveland Clinic Foundation, coordinata dal dotto. Stanley Hazen e pubblicata sulla rivista Nature Medicine.

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