Ci sono argomenti tabù, ingiustamente tabù, e per tanto tempo il sesso è stato uno di questi. Ma la scienza deve diffondere anche i giusti comportamenti (si pensi alla fatica di far conoscere l’uso del preservativo). Uno dei tabù è legato al sesso, in quanto considerato sporco, sbagliato, sconveniente e via dicendo. Senza voler entrare nel merito del modo di vivere di ognuno è doveroso riportare uno studio che mette in relazione sesso e incidenza del tumore alla prostata.
La prostata è un organo maschile deputato alla produzione di liquido che esce insieme agli spermatozoi durante l’eiaculazione, ed è anche un organo particolarmente vulnerabile, una delle cause più frequenti di tumore nell’uomo. E’ ovvio che non si possa di fronte a questi elementi tralasciare lo studio o l’informazione scientifica.
In particolare studi effettuati hanno mostrato come sia significativa nel ridurre l’incidenza di tumore negli anziani la frequenza di eiaculazioni, in particolare in giovane età. Si teorizza che questo sia dovuto alla frequenza con cui vengono svuotati i dotti deferenti, che portano lo sperma all’uretra, nel pene, evitando il ristagno di sostanze che possono col tempo portare a degenerazione cellulare.
Non ha importanza se l’eiaculazione avviene tramite masturbazione o penetrazione, non ha importanza il numero di eiaculazioni ma la frequenza “regolare” con la quale avvengono. L’effetto protettivo massimo si è evidenziato con una frequenza di eiaculazioni di almeno una volta al giorno all’età di 20 anni. La ricerca è stata condotta dal Prof. Graham Giles , direttore del Cancer Council Victoria in Australia in collaborazione con l’Università Western Australia, l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Università di Otago, in Nuova Zelanda.LO studio è stato condotto su persone di età inferiore a 70 anni con diagnosticato un cancro alla prostata, studiando le abitudini di vita rispetto a un campione sano.