Sul mar Mediterraneo e sui bacini che circondano l’Italia le nebbie d’avvezione sono molto comuni nella stagione primaverile, allorquando dall’entroterra nord-africano, in genere dal deserto algerino e dalla Libia, iniziano ad affluire masse d’aria, d’estrazione sub-tropicale continentale, piuttosto calde, visto il deciso riscaldamento, indotto dal passaggio zenitale del Sole, che fra Marzo e Aprile interessa tutta la fascia sub-sahariana e buona parte dell’immensa distesa desertica del Sahara, con valori termici che sfondano per la prima volta il muro dei +40° dopo il periodo invernale. Proprio in questo periodo dell’anno, i venti di Scirocco, Ostro e Libeccio che risalgono dall’entroterra nord-africano, cominciano a trasportare aria molto più calda che è costretta ad attraversare il “mare Nostrum”, che si mostra piuttosto freddo dopo la lunga stagione invernale, raggiungendo le temperature più basse dell’anno, con cifre anche inferiori ai +14° +13°, visto che tutto il calore accumulato durante l’estate viene gradualmente smaltito nei mesi invernali. Lungo le coste nord-africane, tra Egitto, Libia, Tunisia e Algeria, i venti che spirano dai quadranti meridionali si presentano piuttosto secchi, polverosi e poveri di umidità.
Una volta scivolati sul Mediterraneo, già sopra Malta, tra il Canale di Sicilia e il basso Ionio, le calde correnti africane, provenienti da Sud, tendono ad umidificarsi notevolmente, fino al punto da trasformarsi in venti umidi e carichi di vapore acqueo. L’umidità raccolta e contenuta in seno al flusso caldo, di matrice sub-tropicale (tipica situazione da avvezione calda sul Mediterraneo), scorrendo sopra la più fredda superficie marina, man mano che sale verso nord, tende a rapidamente raffreddarsi, favorendo cosi la condensazione del vapore acqueo con la conseguente formazione dei banchi di nebbia in mare, che altro non sono che estesi strati sottili che mantengono la base a pochi metri dalla superficie del mare. Le formazioni nebbiose marittime sono favorite dalla presenza di una debole, se non nulla, circolazione dei venti nei bassi strati (non superiore al forza 3-4 della scala Beaufort), indotta da un campo barico alto e livellato.
Su tutte la più conosciuta e affascinante è la cosiddetta “Lupa”, fenomeno che appare con un imponente cordone nebbioso che si forma all’interno dello stretto di Messina e lo avvolge (a volte anche per un periodo di 2-3 giorni) con densi strati sottili che alle volte superano i 200-300 metri di altezza e causano drastiche riduzioni di visibilità, provocando l’interruzione dei collegamenti marittimi fra Messina e Villa S.Giovanni. Molto spesso, come in questo caso, il fenomeno nebbioso si presenta quando i massimi di un promontorio anticiclonico, di natura azzorriana, nord-africana o un ibrido fra i due (il famoso anticiclone ibrido sub-tropicale) si spostano verso levante, collocandosi fra la Grecia, l’Egeo e la Turchia. Lungo il bordo occidentale della struttura anticiclonica si attiva un debole flusso caldo e umido che dalle coste africane risale verso nord, pilotando aria calda nei bassi strati che è costretta a scorrere al di sopra del mare freddo, con un rapido raffreddamento di quest’ultima che trova le condizioni ideali alla condensazione e alla formazione dei banchi di nebbia sul mare.