Quando la temperatura si fa troppo bassa riempie la vene di zucchero, creandolo trasformando il glicoceno del fegato, una sostanza di riserva. In questo modo lo zucchero fa da antigelo vero e proprio e la rana non gela. Ma non basta, se la temperatura si abbassa ulteriormente essa può letteralmente ibernarsi, una cosa che si cerca di ricreare anche nell’uomo per far sopravvivere il corpo nei viaggi spaziali o in attesa che qualcuno scopra la cura per una malattia o l’elisir di immortalità.
La rana sa già come farlo: il cuore smette di battere, uno strato di ghiaccio intorno la protegge, smette perfino di respirare. Potete prenderla in mano e non immaginare che sia viva. Ma è viva, pur sopravvivendo così anche a 8°C sotto lo zero.
Una volta che arriva il caldo, è in grado di ripartire riprendendo i processi vitali. Quello che si era in qualche modo osservato in microorganismi o invertebrati è possibile anche in una rana, che non è così diversa da un mammifero. E ora una Università sta studiando i meccanismi che mette in atto, magari per copiarli!