Brillamento di classe X1.7 sul Sole: è l’evento più intenso registrato nel 2013

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Credit: NASA / SDO
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Alle 4:17 di questa mattina il Solar Dynamics Observatory della NASA ha registrato un forte brillamento solare di classe X1.7. Secondo quanto riferito dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’evento, che di fatto rappresenta l’eruzione solare più potente di questo 2013, ha causato un’ora di blackout radio ad alta frequenza. Il flare è stato prodotto da una regione attiva posta sul lato opposto rispetto alla Terra, per cui l’espulsione di massa coronale conseguente espulsa nello spazio, composta da nubi di plasma incandescente e particelle cariche, non è diretta verso il nostro pianeta. Secondo l’astronomo Tony Phillips non ci sono pianeti lungo la “linea di fuoco”, anche se la macchia solare ruoterà tra qualche giorno verso di noi, rendendosi visibile. Chi invece potrebbe trovarsi in traiettoria potrebbe essere il telescopio spaziale a infrarossi Spitzer, che tuttavia non dovrebbe subire alcun danno. I brillamenti solari (in inglese Flare), sono gigantesche esplosioni che avvengono sul Sole che inviano energia, luce e particelle ad alta velocità nello spazio. Queste eruzioni sono spesso associate a tempeste magnetiche solari note come espulsioni di massa coronale (CME). Sono certamente i più comuni eventi solari, ma non gli unici: la nostra stella può anche emettere flussi di protoni molto veloci – noti come particelle solari energetiche (SEP) e disturbi del vento solare. Tutti questi fenomeni possono interferire, tra le altre cose, con le comunicazioni radio ad onde corte, con i segnali GPS e sulle reti elettriche terrestri. Sono inoltre in grado di disturbare i satelliti presenti in orbita intorno al nostro pianeta. I brillamenti più intensi sono conosciuti come “brillamenti di classe X”, in un sistema di classificazione che divide i brillamenti solari in base alla loro forza. Quelli più piccoli sono invece di classe A, seguiti dalla classe B, C, M. Ogni lettera rappresenta un aumento di 10 volte della produzione di energia. Quindi un evento di classe X è dieci volte più violento di uno di classe M e 100 volte più intenso rispetto alla classe C. All’interno di ciascuna classe, vi è una scala suddivista da 1 a 9 che contraddistingue una sottosezione. I brillamenti di classe C sono troppo deboli per influenzare in modo significativo il campo magnetico della Terra. Quelli di classe M invece possono causare blackout radiofonici molto brevi ai poli, e tempeste di radiazioni che potrebbero mettere in difficoltà gli astronauti nello spazio. L’eruzione più violenta si è verificata nel 2003 durante l’ultimo massimo solare, così potente che ci fu un sovraccarico dei sensori di misurazione. I brillamenti di classe X sono di gran lunga le più grandi esplosioni del nostro sistema solare. Nei più grandi eventi, questi processi possono produrre tanta energia quanto un miliardo di bombe all’idrogeno. Il primo brillamento di classe X del ciclo solare in corso, si è verificato il 15 Febbraio 2011, seguito da molti eventi durante la scorsa estate.

Credit: SDO
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Nel suo ciclo undecennale il Sole ha prodotto altri flare di classe X nel biennio 2011-2012, e gli astronomi prevedono che possa esserci anche una recrudescenza dei fenomeni entro la fine del 2014. Il fisico solare Pesnell del Goddard Space Flight Center ha offerto una spiegazione plausibile in merito: “Questo è il massimo solare – suggerisce – ma ha un aspetto diverso da quello che ci aspettavamo. Siamo di fronte ad un doppio massimo solare”, aggiunge lo scienziato. Gli astronomi hanno monitorato l’attività per secoli, notando una certa irregolarità nei suoi cicli. Le oscillazioni del ciclo di Schwabe possono variare tra 9 e 13 anni, da cui si deduce la media undecennale, e in questo periodo può variare anche la sua ampiezza. Alcuni massimi solari sono estremamente deboli, altri molto forti. Il fisico invita a riflettere su questa ulteriore variabile: “gli ultimi due massimi solari, avvenuti nel 1989 e nel 2001, hanno avuto un doppio picco, intervallati da un lasso temporale di circa due anni di attività molto bassa”. Secondo Pesnell, quindi, sarebbe questa la risposta all’attuale ciclo 24, che secondo questa teoria dovrebbe sfornare un nuovo picco tra la fine del 2013 ed il 2014. Sino ad ora, tuttavia, il ciclo solare 24 è stato caratterizzato da un’attività molto debole, tra le meno intense dell’ultimo secolo. L’attuale ciclo è cominciato nel 2008, e si prevede che vada avanti sino al 2019-2020. L’ente spaziale americano (La NASA) e la NOAA, così come la US Air Agenzia Meteo Force (AFWA), mantengono una vigilanza costante per il monitoraggio di brillamenti e tempeste magnetiche associate. Attraverso i preavvisi infatti, molte tecnologie, tra cui i satelliti e i veicoli spaziali, possono essere protetti da conseguenze più gravi.

Il Sole e la sua attività. Credit: NOAA
Il Sole e la sua attività. Credit: NOAA
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