Secondo una recente ricerca pubblicata sulle Geophysical Research Letters, sotto il Mare Arabico, nella zona di subduzione Makran, potrebbe verificarsi un violento terremoto simile a quello che si verificò nel 2004 al largo dell’isola indonesiana di Sumatra. Lo studio, condotto dagli scienziati dell’Università di Southampton in base ai dati del National Oceanography Centre di Southampton (NOCS), del Pacific Geoscience Centre e del Natural Resources Canada, suggerisce che il rischio sismico associato a questa zona dell’Oceano Indiano occidentale potrebbe minacciare le coste del Pakistan, dell’Iran, dell’Oman, dell’India e potenzialmente anche oltre. I risultati evidenziano la necessità di ulteriori indagini sui terremoti passati dell’area, i quali dovrebbero essere inseriti nelle valutazioni dei rischi e della pianificazione della regione. Le zone di subduzione sono aree in cui le placche litosferiche della Terra si scontrano, e dove una finisce per scorrere sotto l’altra, con conseguente trascinamento in profondità nel mantello. La zona di subduzione in questione ha mostrato una scarsa attività dopo il terremoto di magnitudo 8.1 del 1945 e dopo quello di magnitudo 7.3 del 1947.
A causa del suo tasso di convergenza lento e dei suoi limitati terremoti passati, è stata erroneamente considerata incapace di produrre terremoti. In realtà, quando ciò accade, è capace di generare eventi tellurici degni di nota e conseguenti tsunami. Gli scienziati hanno cercato di tracciare l’area della potenziale rottura di faglia calcolando le temperature dove le placche si incontrano, partendo dall’idea che le placche di confine delle zone di subduzione tendono a rompersi a temperature comprese tra i 150°C e i 450°C. “La modellazione termica suggerisce che la potenziale zona di rottura si estende verso nord, per una larghezza massima di 350 km, che è insolitamente ampia rispetto alla maggior parte delle altre zone di subduzione“, dice Gemma Smith, autore principale dello studio e dottorando presso l’Università di Southampton. Il team ha anche scoperto che lo spessore del sedimento sulla placca in subduzione potrebbe essere un fattore che contribuisce alla grandezza di un terremoto in quell’area. “Qui vediamo sedimenti molto più spessi del solito, il che significa che i sedimenti più profondi saranno più compressi e più caldi. Ne risulta che la parte più superficiale della faglia di subduzione è potenzialmente in grado di scivolare durante un terremoto”, spiega smith. “Questi fattori combinati significano che la zona di subduzione Makran è potenzialmente in grado di produrre grandi terremoti, fino a magnitudo 8,7-9,2.” Secondo i ricercatori, quindi, l’ipotesi terremoto su quest’area di mondo è troppo sottovalutata.