Il mistero del teschio di cristallo

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Frederick Albert Mitchell-Hedges era un inglese che, agli inizi del ‘900, a 20 anni, emigrò negli Stati uniti dove lavorò come agente di borsa a Wall Street, divenendo rapidamente ricco, a soli 23 anni.
A quel punto lasciò il lavoro e si diede all’archeologia, che era la sua grande passione, iniziando a viaggiare per il mondo, tra America Centrale e Sud Africa, tornando spesso in Inghilterra dove ebbe accesso, grazie alla notorietà che era riuscito ad ottenere, in ambienti socialmente molto elevati.

La sua fu una vita avventurosa, sul tipo di quella di Indiana Jones.
I soldi a disposizione finirono però molto presto.
Ma, grazie anche al suo fascino, riuscì a farsi sponsorizzare da parte delle facoltose fidanzate che si avvicendarono al suo fianco, trovando anche uno sponsor di eccezione come il British Museum, a cui donò poi diversi reperti trovati nel corso delle sue esplorazioni.
Negli anni Trenta, Mitchell-Hedges, durante uno dei suoi frequenti soggiorni negli Stati Uniti, condusse per un certo periodo un programma radiofonico, diffuso da una stazione newyorkese, nel quale raccontava le sue avventure tra animali feroci ed indigeni bellicosi.
Solo nel 1943 dichiarò la sua più sensazionale scoperta, avvenuta negli anni 20, per opera della sua figlia adottiva Anna, allora diciassettenne, nel corso di una spedizione nell’Honduras Britannico (oggi Belize, ) in America Centrale.
La scoperta consisteva in un antichissimo teschio di cristallo che la giovanissima Anna avrebbe trovato in una tomba Maya, a rischio della sua vita.
Il reperto, di rara bellezza, era una scultura trasparente e molto lucente, realizzata su un unico cristallo di quarzo molto puro, perfettamente levigata e raffigurava, in ogni minimo dettaglio, un teschio umano.
Non si seppe mai perché Hedges avesse atteso così tanto prima di divulgare la notizia, ma dato che tra le tante ipotesi che circondavano il personaggio, una di queste lo indicava come un agente segreto britannico, si suppose che il silenzio potesse essere stato causato da motivazioni di segretezza.
Al teschio venivano attribuiti poteri soprannaturali, tanto che chi aveva avuto modo di osservarlo da vicino e toccarlo, riferiva di riuscire a sentire una lontana musica e di percepire strane sensazioni.
Si diceva ancora che il reperto facesse parte di una collezione di 13 teschi che, secondo una leggenda Maya, una volta riuniti tutti, sarebbe nato un mondo nuovo.
Dopo la morte di una persona che era stata a contatto con la scultura, ma che si era dichiarata molto scettica sulla sua origine, si sparse poi la voce che il teschio era capace di causare disgrazie a chi avesse riso di essa.
Il reperto iniziò allora ad essere noto come “il teschio del destino” o come “il teschio dell’Apocalisse”.
Indubbiamente il teschio era un pezzo eccezionale, in quanto l’unico altro teschio di cristallo di cui si aveva conoscenza si trovava, dal 1897, presso Il British Museum di Londra, anch’esso di quarzo, ma opaco e non paragonabile per bellezza e perfezione a quello trovato dagli Hedges.
Negli anni 50 Anna Hedges cominciò a viaggiare in lungo e in largo per gli Stati Uniti, partecipando a conferenze e programmi televisivi locali e organizzando esposizioni in diverse città durante i quali descriveva le sue avventure con il padre e menzionava i poteri soprannaturali del teschio : ma chi voleva vedere il reperto ed anche eventualmente, toccarlo, doveva pagare 5 dollari.
Qualcuno iniziò a nutrire dei dubbi sulla autenticità del reperto. Così, nel 1970, Anna Hedges acconsentì a fare analizzare il pezzo presso i laboratori dell’HP, allora il più autorevole centro per l’analisi dei cristalli.

Fu impossibile stabilire la datazione del teschio a causa delle non adeguate tecnologie del periodo.
Il responso fu che, ammesso che si trattasse di un reperto antichissimo, la sua perfezione imponeva che sarebbero dovute occorrere diverse generazione per realizzarlo così com’era, tanto che fu definito un “oggetto impossibile” – cioè impossibile da realizzare con sistemi antichi conosciuti – e il mistero continuò.
Trascorsero anche gli anni, durante i quali Anna continuò a custodire il prezioso reperto.
Nel 1992 lo Smithsonian Institution di Washington ricevette da un anonimo donatore un teschio di cristallo, anche se non così bello come quello di Hedges e lo espose in uno dei suoi tanti musei.
A qual punto sia, il British Museum che lo Smithsonian Institution decisero di fare analizzare i loro teschi con le tecniche più sofisticate ed il responso fu che con ogni probabilità erano stati realizzati nel 19° secolo.
Anna Hedges si rifiutò invece di sottoporre il reperto a nuove analisi e lo custodì gelosamente fino al giorno della sua morte, avvenuta, alla veneranda età di 100 anni, nel 2007.
Pesa pesantemente, in tutta questa storia, la certezza che il padre di Anna acquistò un teschio di cristallo, nel 1943 dal mercante francese Eugène Boban e che, interpellata al riguardo, Anna Hedges dichiarò che il padre, in ristrettezze economiche , avesse dato in pegno il teschio proprio a quel mercante, molto tempo prima, per riscattarlo poi proprio in quell’anno, per riconsegnarlo a lei .
Fatto sta che, di quel reperto, Anna Hedges era riuscita a farne un business.
Oggi il teschio appartiene ad un certo Bill Homann.

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