Il professor Eric Achterberg e un team di scienziati dell’Università di Southampton, hanno condotto tre viaggi di ricerca nel 2010 a bordo della Royal Research Ship Discovery, per studiare la produttività dell’oceano in seguito all’eruzione del vulcano islandese. L’eruzione lanciò cenere vulcanica a diversi chilometri in atmosfera e sui mari a sud dell’Islanda. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, l’eruzione ha avuto un impatto significativo, ma di breve durata sulla biologia del Nord Atlantico. Il team ha dimostrato che nel 2007 la grande fioritura primaverile di fitoplancton – piante microscopiche che costituiscono la base della catena alimentare marina nel bacino dell’Islanda – a seguito della mancanza di ferro disciolto, che rappresenta una componente essenziale per la loro produttività, è venuta meno. I ricercatori, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Città del Capo e con il Norwegian Institute for Air Research, hanno cercato di capire se l’eruzione ha fornito l’Oceano di ferro sufficiente a sostenere le fioriture più a lungo del solito. Achterberg ha evidenziato l’importanza del processo in questa parte di mondo oceanico: “L’alta latitudine del Nord Atlantico è di importanza fondamentale per la regione, in quanto è un dissipatore di anidride carbonica atmosferica. Un limite alla disponibilità di ferro in questa regione – continua – significa che l’oceano è meno efficiente nel suo assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica”. Successive analisi di laboratorio hanno evidenziato come l’eruzione abbia fornito la regione dell’oceano di ferro disciolto per un’area di 570 mila chilometri quadrati, aumentando il numero di cellule di fitoplancton che stimolano la crescita dello stesso.