Il caldo flusso sahariano che in questi giorni ha investito il bacino centrale del Mediterraneo, realizzando la prima brusca scaldata della stagione primaverile sulle regioni del centro-sud e sulle isole maggiori, ha portato con se anche ingenti quantità di polvere e pulviscolo desertico in quota, provenienti dall’entroterra desertico algerino orientale e dal sud della Libia, che hanno in parte offuscato la coltre celeste. Ma tracce di polvere sahariana si sono riscontrate anche sulla neve recentemente caduta recentemente sulle Alpi occidentale. Segno evidente che la nube di polvere si è spinta ben oltre le regioni settentrionali italiane. Generalmente si tratta di particelle di polvere microscopiche, ma ben addensate fra loro e per questo capaci di arrossare i cieli e le nuvole, specie nelle ore che precedono l’alba o il tramonto, quando i contrasti cromatici diventano molto intensi. Tale fenomeno è più comune di quanto si pensi, in genere si manifesta con maggiore frequenza nei mesi primaverili e all’inizio dell’estate, anche se molto spesso può anche verificarsi in autunno o nel cuore della stagione invernale, quando l’Italia è attraversata da impetuosi venti di ostro e scirocco che risalgono direttamente dall’entroterra desertico algerino e libico. Sulle regioni dell’Italia meridionale e centrale, come per le isole maggiori, le nuvole di polvere provenienti dal Sahara si associano quando sull’entroterra nord-africano, fra l’area del Maghreb e la Tunisia e la Libia, o sulla Spagna, si vengono a strutturare delle circolazioni depressionarie autonome, in progressiva evoluzione in “CUT-OFF”, meglio inquadrate dalla “depressione algerina“.
Una volta formata la suddetta circolazione depressionaria tenderà a richiamare dall’entroterra desertico libico e algerino intense correnti meridionali da Sud e SE, pronte a risalire il basso Mediterraneo ed i mari italiani, mentre l’inasprimento del “gradiente barico orizzontale” indotto dallo stesso processo ciclogenetico determina a sua volta un sensibile rinforzo della ventilazione occidentale sul bordo meridionale della giovane area depressionaria che amplifica il flusso d’origine atlantica che entra dalla costa marocchina. Se il vortice depressionario si approfondisce rapidamente, con un minimo barico al suolo che scende sotto i 1000 hpa, il fitto “gradiente barico orizzontale” prodotto sul Sahara algerino, alla base della circolazione depressionaria, va ad attivare una forte ventilazione occidentale, in genere con venti molto intensi da O-SO e Ovest (raffiche fino a 70-80 km/h), che spazza l’intero entroterra desertico algerino, specie la regione dei grandi Erg occidentali (dove sono presenti le grandi dune di sabbia del Sahara), causando delle estese tempeste di sabbia, meglio note con il termine di “Haboob”. Gli “Haboob” quando battono il deserto sabbioso sono in grado di sollevare per aria ingenti quantità di sabbia molto fine e pulviscolo desertico fatto turbinare dalle intense raffiche di vento. Le particelle di polvere e pulviscolo più leggere vengono sollevate a quote particolarmente elevate, sopra i 3000-4000 metri. Raggiungendo tali quote queste nubi di pulviscolo vengono a loro volta agganciate dai sostenuti venti meridionali dominanti lungo il lato anteriore (quello orientale) della circolazione depressionaria nord-africana o spagnola, i quali tenderanno a spingerle verso l’area mediterranea e l’Italia, in seno alla “Warm Conveyor Belt” (l’enorme sistema nuvoloso che risale davanti il fronte freddo avanzante nel settore pre-frontale di una circolazione depressionaria), costituita da masse d’aria calde e molto secche, d’estrazione sub-tropicale continentale, che tendono a sollevarsi rapidamente, senza permettere di caricarsi di umidità durante il transito sul “mare Nostrum” (ciò comporta una nuvolosità prevalentemente medio-alta costituita da altostrati, altocumuli, cirrostrati).