”Il lago Maggiore a Sesto Calende e’ salito verso il massimo storico del periodo che e’ stato invece gia’ superato dal lago di Garda per effetto della nuova ondata di maltempo che alimenta la piena del fiume Po alzatosi di 1,3 metri nelle ultime ventiquattro ore a Pontelagoscuro”. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti nella mattina del 19 maggio sugli effetti dell’ultima ondata di maltempo che ha colpito Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto, in una primavera straordinariamente piovosa al nord dove si rischia di perdere almeno il 30 per cento del raccolto delle principali coltivazioni per un valore di centinaia di milioni di euro. ”Per la verifica dei danni la Coldiretti ha chiesto l’avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamita’ nelle zone interessate dove nessuna coltura si e’ salvata: dal pomodoro al riso, dalle patate alla frutta, dalla soia al mais fino al fieno che rimane a marcire nei campi con gravi problemi per l’alimentazione degli animali destinati la produzione di latte per i formaggi tipici come il grana e il parmigiano ma anche alla carne per salumi tipici e prosciutti di Parma. A causare i danni sono stati sicuramente gli effetti del cambiamento climatico che quest’anno al nord si e’ manifestato con il 53 per cento di precipitazioni cumulate in piu’ rispetto alla media, ma -denuncia la Coldiretti- ha contribuito anche l’azione dell’uomo con troppe case, strade e capannoni che hanno ridotto la capacita’ dei terreni di assorbire l’acqua in eccesso”. ”Purtroppo -afferma la Coldiretti- l’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che in Italia -conclude la Coldiretti- oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale”. Per la verifica dei danni la Coldiretti ha chiesto l’avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamita’ nelle zone interessate dove nessuna coltura si e’ salvata: dal pomodoro al riso, dalle patate alla frutta, dalla soia al mais fino al fieno che rimane a marcire nei campi con gravi problemi per l`alimentazione degli animali destinati la produzione di latte per i formaggi tipici come il grana e il parmigiano ma anche alla carne per salumi tipici e prosciutti di Parma. A causare i danni sono stati sicuramente gli effetti del cambiamento climatico che quest’anno al nord si e’ manifestato con il 53 per cento di precipitazioni cumulate in piu’ rispetto alla media, ma – denuncia la Coldiretti – ha contribuito anche l’azione dell’uomo con troppe case, strade e capannoni che hanno ridotto la capacita’ dei terreni di assorbire l’acqua in eccesso. Purtroppo – afferma la Coldiretti – l’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che in Italia – conclude la Coldiretti – oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale.