E’ ancora mistero tra le campagne mantovane e ferraresi in relazione al fenomeno della terra che ribolle. Ai fenomeni osservati a San Giovanni del Dosso e Campagnola, si segnalano in questi ultimi mesi perdite di gas in un condotto ormai chiuso a Mirabello, nel Ferrarese e nella scorsa settimana, di un vero e proprio “geyser” ad Ambrogio, comune in provincia di Ferrara. Il fenomeno – come si legge sulla Gazzetta di Reggio – non nuovo in un territorio di recente bonifica, è composto di acqua salata e ribollente, sul quale l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sta compiendo delle indagini. Nonostante l’assenza di una correlazione scientifica tra questi eventi e i terremoti, vige un clima di preoccupazione diffusa tra i residenti, consapevoli che questi eventi si verificarono qualche giorno prima dalla forte scossa di terremoto del 20 Maggio 2012. La presenza di questi fenomeni, tuttavia, potrebbe essere molteplice, e se da una parte è bene monitorare attentamente la situazione, dall’altra è anche corretto non diffondere allarmi per un fenomeno ancora in corso di studio.
UN PRECEDENTE – Per restare agli ultimi anni, esiste un precedente che in pochi ricordano: i “vulcanetti” abruzzesi negli orti della Valle Peligna, a Vittorito, dopo il sisma dello scorso 6 Aprile a L’Aquila. In quel frangente lo strato di sabbia dell’alveo del fiume Aterno subì un processo di liquefazione a causa del terremoto. Le onde sismiche separarono i granuli di sabbia, creando dei piccoli crateri dai quali fuoriusciva una strana fanghiglia. A differenza dei fenomeni attuali, tuttavia, non venne sprigionato alcun gas. Esclusa la presenza di metano, è probabile che i fenomeni registrati tra le campagne di Mantova e Ferrara siano dovuti ad una sacca di anidride carbonica, liberata dalle scosse sismiche degli ultimi mesi. Se ciò fosse confermato, la presenza di questi fenomeni non sarebbero sinonimo di precursori sismici, ma di eventi post-terremoto. Tutti noi ci auguriamo che sia così.