Nei mesi scorsi, grazie alla cometa PANSTARRS, il cielo occidentale è stato osservato con estrema attenzione anche dagli osservatori più occasionali. Nell’ultima decade del mese, al crepuscolo, il firmamento si renderà ancora protagonista con una tripla congiunzione tra Venere, Giove e Mercurio, i quali formeranno un triangolo luminoso ampio soltanto tre gradi. Questi eventi sono particolarmente rari, ma nemmeno troppo in relazione ai tempi astronomici; l’ultima volta è accaduto nel Maggio 2011, e la prossima avverrà ad Ottobre 2015. A rendere questo fenomeno ancor più interessante sarà la luminosità degli astri interessati, che lo renderà visibile anche da aree fortemente antropizzate. Ancora una volta, tuttavia, sarà necessario avere l’orizzonte occidentale sgombro da qualsiasi ostacolo, in quanto l’evento si verificherà ad una declinazione molto bassa. Il momento migliore per osservare l’evento sarà mezz’ora dopo il tramonto, quando i pianeti cominceranno ad affacciarsi nella volta celeste. Il primo pianeta a rendersi visibile tra il bagliore in dissolvimento del Sole sarà Venere, con il quale sarà poi possibile osservare Giove e Mercurio attraverso l’ausilio di un binocolo.
LA CONGIUNZIONE – In astronomia una congiunzione è la configurazione planetaria che si determina quando due astri hanno la stessa longitudine o la stessa ascensione retta viste dal centro della Terra. Nel caso di un pianeta interno (con una distanza dal Sole minore di quella della Terra: Mercurio o Venere) o della Luna, la congiunzione può presentarsi in due configurazioni diverse. Se il pianeta si trova nella stessa direzione della Terra rispetto al Sole, si dice che esso è in congiunzione inferiore; questa posizione corrisponde alla minima distanza dalla Terra. Quando, invece, si trova in direzione opposta dalla Terra rispetto al Sole, si dice che esso è in congiunzione superiore; questa posizione corrisponde alla massima distanza dalla Terra. Ma andiamo a scoprire nei dettagli i pianeti che osserveremo.
VENERE – Un tempo chiamata Espero, come stella del mattino, e Fosforus, come stella della sera, oggi Venere porta il nome dell’antica dea romana della bellezza e dell’amore. Un nome non esattamente appropriato quello del pianeta, dal momento che le condizioni sono davvero simili a quello che noi immaginiamo come l’inferno. Venere, il secondo oggetto del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole (0,72 UA), è il pianeta che più si avvicina alle dimensioni della Terra, differendo di soli 500 Km circa. La sua rotazione è retrograda, ossia il pianeta gira su se stesso in senso opposto a quello terrestre; considerando il periodo di rotazione estremamente lento, stimabile in 243 giorni terrestri, notiamo come il giorno duri più dell’anno venusiano (225 giorni). Il pianeta è perennemente avvolto da una fitta coltre di nubi che impedisce qualsiasi osservazione della sua superficie. La densa atmosfera di questo mondo ostile è composta per il 96% da anidride carbonica, ed esercita una tremenda pressione di 90 atmosfere. Lo strato principale di nubi, costituite principalmente da goccioline di acido solforico, copre le quote comprese tra i 45 e i 60 Km. Un determinato spessore di nubi venusiane assorbe meno luce dello stesso spessore di nubi terrestri, ma lo strato di nuvole sul pianeta è così denso che solo un 2% della luce solare raggiunge la superficie del pianeta. Su Venere l’effetto serra è tale che sulla superficie e nei livelli inferiori dell’atmosfera non si riscontrano differenze significative di temperatura tra l’equatore ed i poli e tra il giorno e la notte. La temperatura superficiale si aggira intorno ai 480°C, la visibilità di circa 3 Km e l’illuminazione dell’ambiente è all’incirca quella che c’è sulla Terra in una giornata di cielo coperto. Continui rombi di tuono con fulminazioni sono presenti sul pianeta, mentre i venti sono deboli solo al suolo, ma nella cappa di nubi accelerano bruscamente fino a 400 Km/h. Le nubi più alte fanno il giro del pianeta in circa 4 giorni (60 volte più veloce della stessa rotazione), combinata con il flusso di aria d’alta quota dall’equatore verso i poli, produce delle caratteristiche formazioni di nubi a forma di Y e C, e “collari” polari.
MERCURIO – Nonostante sia il pianeta più vicino al Sole (0,39 Unità Astronomiche), la temperatura sulla sua superficie non irradiata dalla luce solare crolla paurosamente a circa -170°C, rendendo la sua notte una tra le più gelide del Sistema Solare! Vediamo in dettaglio il più piccolo (massa pari a 0,055 masse terrestri con un diametro di soli 5000 Km) pianeta tra quelli ‘terrestri’. Mercurio è un pianeta molto difficile da individuare per un dilettante, in quanto non si discosta mai oltre i 28° dalla soverchiante luce solare. La sua magnitudine apparente varia tra –1,5 e 2,5. Nemmeno un potente telescopio riuscirebbe a captare dettagli della sua superficie anche per via della sua dimensione apparente mai superiore ai 13 secondi d’arco. Per questo motivo il pianeta è rimasto praticamente sconosciuto per tantissimi anni e anche astronomi di un certo livello del passato, hanno dichiarato di non averlo mai osservato. Le maggiori informazioni ci sono arrivate dalla sonda interplanetaria Mariner 10, che nel lontano 1974-75, ha sorvolato il pianeta in tre riprese svelando i tanti dubbi che da Terra non potevano essere sciolti. La sua superficie è molto simile a quella lunare, butterata da molti crateri da impatto, tuttavia non c’è nulla di equivalente agli scuri ‘mari’ lunari, i quali presentano differenze di albedo molto pronunciate. I crateri altro non sono che i vistosi segni del pesante bombardamento di detriti cosmici e delle inondazioni di lava subìte durante la più antica storia del Sistema Solare. Sul pianeta non esistono segni di tettonica a zolle; è probabile che le linee di colline e scarpate siano state originate dal raffreddamento del pianeta, con raggrinzimento del suolo. Molto importante è il suo più grande bacino ad anelli concentrici denominato ‘il Mare Caloris’, di circa 1400 Km di diametro. Il materiale espulso dall’impatto ha formato un terreno di crateri più antico a circa 1000 Km di distanza dalla parete montuosa circostante. Le onde sismiche provocarono delle fortissime scosse telluriche. Esistono due regioni del pianeta poste sulla faccia sempre illuminata dal Sole al perielio, che vengono illuminate in modo più intenso: si tratta del meridiano zero (o d’origine), e il 180° sui quali sono localizzati i cosiddetti ‘poli caldi’. Mercurio compie una rivoluzione intorno al Sole in 88 giorni terrestri, mentre la sua rotazione è pari a 58,6 giorni. Da questi dati si evince come il giorno del pianeta sia pari a due terzi della lunghezza del suo anno, per cui da determinati punti della sua superficie si potrebbe vedere il Sole zigzagare su una traiettoria celeste molto strana, rimanendo costantemente al di sopra dell’orizzonte per 90 giorni. La mancanza di atmosfera permette escursioni termiche incredibilmente accentuate, nell’ordine dei 600°C, che fanno di Mercurio il pianeta con le più forti escursioni termiche giornaliere dell’intero Sistema Solare. Durante il giorno infatti, la media della sua temperatura superficiale si attesta a circa 167°C, con picchi di 427°C. Fluttuazioni così marcate sono accentuate dalla forte eccentricità della sua orbita. Le osservazioni devono essere svolte al crepuscolo o all’alba.
GIOVE – Il gigante del sistema solare possiede una massa pari a due volte e mezza quella di tutti gli altri pianeti del sistema solare messi insieme. E’ il quinto pianeta in ordine di distanza dal Sole, ed escludendo il nucleo, composto di ferro, roccia e ghiaccio, immerso in un fluido di idrogeno ed elio, è un pianeta completamente gassoso. Compie una rotazione completa sul proprio asse in poco meno di 10 ore, ma impiega quasi 12 anni per descrivere la sua orbita attorno al Sole. Se Giove, alla nascita del sistema solare, fosse riuscito a catturare una quantità di matera maggiore rispetto a quella che lo costituisce, con tutta probabilità sarebbe riuscito a raggiungere una massa sufficiente per innescare al suo interno le reazioni termonucleari che l’avrebbero reso una vera e propria stella, come il Sole. La sua atmosfera, composta da metano, ammoniaca, vapore acqueo e tracce di altri composti chimici, è la parte che conosciamo meglio. Osservando Giove con un piccolo telescopio è possibile osservare i 4 satelliti galileiani che gli ruotano attorno. Sono i famosi satelliti scoperti da Galileo Galilei con il suo cannocchiale, che rendono la visione davvero suggestiva. Una rapida scansione di Giove rivelerà le bande equatoriali del pianeta e la sua celeberrima Grande Macchia Rossa, una tempesta anticiclonica grande due volte la Terra che prosegue da oltre 300 anni. A nord e a sud dell’equatore si notano pennacchi di nubi distribuite attorno a tutto il pianeta e sospinte da venti velocissimi, che arrivano a toccare i 150 Km/s. La sua magnitudine apparente varia, a seconda della posizione durante il suo moto di rivoluzione, da ?1,6 a ?2,8, mentre il suo diametro apparente varia da 29,8 a 50,1 secondi d’arco. Per questo pianeta un intero libro non basterebbe a descriverne tutti i dettagli sino ad ora osservati; punti caldi, tempeste, sottili anelli, bande equatoriali, onde di Rossby, impatti cometari e tanto altro, per non parlare degli interessantissimi satelliti individuati in questi secoli, uno dei quali un mondo ricco di vulcani attivi (Io).
Non sarà necessario attendere il 25 Maggio per osservare uno spettacolo degno di nota. Già nella giornata di domani una sottile falce di Luna crescente formerà una linea immaginaria con Venere e Giove, e nei prossimi giorni i pianeti si renderanno visibili nello stesso campo di qualsiasi binocolo commerciale. Anche nei giorni seguenti al 27 Maggio (giorno dell’ultima congiunzione tra Venere e Giove), Venere transiterà apparentemente ad un solo grado dal gigante del nostro sistema solare, formando una coppia spettacolare distanziata in realtà da un abisso cosmico. Insomma, quei giorni rappresenteranno soltanto il culmine delle osservazioni che ci accompagneranno sino ai primi giorni di Giugno. Un bel modo per concludere la giornata.