C’e’ allarme fra i soccorritori della tragedia nello Stato di Uttarakhand (India settentrionale) dove dopo l’emergenza vittime del monsone – ufficialmente un migliaio, ma certamente molte di piu’ – si sta materializzando la possibilita’ di epidemie dovute alla contaminazione delle acque frutto di centinaia di cadaveri in decomposizione. Solo nella localita’ di Ramnagar, scrive oggi The Times of India (TOI), sono stati segnalati nelle ultime ore almeno 128 casi di infezioni gastro-intestinali accompagnate da febbre alta. Fra questi anche tre membri della polizia di frontiera indo-tibetana (Itbp) che collabora con i soccorsi. Inoltre una troupe della tv Cnn-Ibn ha raggiunto a piedi un villaggio che da undici giorni e’ tagliato fuori dal mondo. Molti dei suoi abitanti sono affetti da febbre, diarrea e dissenteria. Lo stesso problema che affligge anche decine di abitanti di villaggi vicini, come Sitapur e Sonprayag. ”Ci sono tantissimi cadaveri abbandonati nella valle di Kedarnath – ha detto a TOI un ufficiale della Itbp – per cui non mi sorprende che la loro decomposizione stia contaminando le sorgenti dell’acqua che usa la gente. Bisogna pero’ fare immediatamente qualcosa, altrimenti fra qualche giorno ci troveremo di fronte ad un problema immane”. Il ministero della Sanita’ indiano sta moltiplicando gli interventi preventivi ed esclude che allo stato attuale si possa parlare di epidemie vere e proprie. Le autorita’ stanno cercando comunque di accelerare, dopo aver consultato i responsabili religiosi hindu, il processo di cremazione di massa dei cadaveri, ritardato da disorganizzazione, mancanza di personale preparato per questo rito e maltempo.